Io invece li considero come una band che, mescolando southern rock con classic rock ed infilandoci un pizzico di soul, da diversi anni propone musica onesta e dischi godibili. Adesso sono tornati con Promises, album che abbandona certe inflessioni acustiche sposate nel precedente Revival (2021, recensito qui). Ecco, nel disco precedente - quello del ritorno dopo una pausa che sembrava aver messo fine al percorso della band - il gruppo sembrava essersi adagiato in un soft rock latitante di emozioni, tranne per qualche traccia convincente. Promises è un ritorno all'istinto rock ed al sud, basti citare il blues sotterraneo che accompagna l'accorata "I'm coming up", un pugno allo stomaco assestato citando gli Alabama Shakes, oppure l'opening track "Little Miss Bittersweet", con echi di Lynyrd Skynyrd ed il solito chorus soul/pop.
Ascoltando Promises sembra che i ragazzi guidati da James Trimble siano tornati ai fasti dei primi dischi, quelli in cui tenevano sul comodino Exile on Main Street dei Rolling Stones, così si spiega "Paying by the hour", anche con la novità del sassofono, che contribuisce a rendere l'atmosfera ancora più vicina al mood di Richards & soci. Sempre in quota Stones, ad esempio, il ritornello di "Feels right" sembra attingere a piene mani da "Can't stop", che i fan dei Rolling Stones ricorderanno inserita nella mega raccolta Forty Licks.
Non mancano, come sempre, i momenti più riflessivi, come la title track oppure "Tickink Clock" che - finalmente - ripropone nel finale uno dei crescendo tipici dei The Dirty Guv'nash.
Solo nove canzoni per il ritorno dei ragazzi di Knoxville, ma tutto a fuoco, ben scritto e ben interpretato. Purtroppo, non posso consigliarvi di andarvi a cercare il disco nei nostri negozi di dischi perchè non credo che tengano queste chicche, ma andate sul web, scegliete la vostra piattaforma di streaming preferita e godetevi questo bagno di Tennessee rock.
Highlights: I'm coming up, Ticking clock, Like we used to be, Little miss bittersweet.
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