Recensione / Robert Jon & The Wreck - Heartbreaks & Last Goodbyes

Tutto si può dire di Robert Jon e dei suoi sodali tranne che non siano prolifici. Dal post pandemia si viaggia al ritmo di un disco l'anno, per cui l'urgenza compositiva dovrebbe essere alta nella parte più meridionale della California, dove i ragazzi hanno il quartier generale. 

In realtà qualcosa è cambiato rispetto al precedente Red Moon Rising (qui la recensione). Infatti questo Heartbreaks & Last Goodbyes è un disco più muscoloso dei precedenti, con la chitarra - sempre talentuosa - di Henry James in prima fila, soprattutto nel costruire riff più granitici del solito. Va detto che alzare il volume non sempre è la panacea di tutti i mali, perchè la confusione iniziale di "Dark Angel" non si capisce dove voglia condurre, così come è abbastanza scontata "Highway", un altro brano che inizia bello tosto ma poi si impaluda in un ritornello anonimo. 

Meglio, molto meglio, "Old Man", in cui c'è un senso più dark, nonostante anche qui la chitarra la faccia da padrona. Vagamente, mi ha ricordato alcune canzoni soliste di Don Henley, quelle più oscure in cui fa l'occhiolino alla melodia ma con qualcosa di più. Riff alla Lynyrd Skynyrd per "Long Gone", interessante il chorus più scarno, ma non c'è mai l'effetto wow...

Ben venga invece l'honky tonk di "Better of me", specialità in cui si erano dilettati anche nel precedente Red Moon Rising con buoni risultati, un po' dalle parti dei The Dirty Guv'nash. Il sospetto è che la strada di queste band sia chiaramente instradata in un (buon) rock sudista molto figlio di Exile on Main Street degli Stones, e molto meno ispirato ai Lynyrd Skynyrd. Questo risulta chiarissimo in questo lavoro, in cui quando i giri si abbassano, entra il pianoforte ed entrano i cori, tutto ritorna a posto. Quando invece si cerca di replicare un hard rock southern, iniziano i problemi, non tecnici, ma di ispirazione.

Cosa prendere dunque di questo Heartbreaks & Last Goodbyes? Sicuramente la produzione del prezzemolino Dave Cobb, talmente importante che la band su Spotify pubblicizza l'album con un eloquente "The Dave Cobb Produced album", anche perchè qui il produttore è più famoso della band. E poi "Ashes in the snow", un bel mid-tempo che ci ricorda che Robert Jon le canzoni le sa scrivere, anche se l'intro vocale potrebbe ricordarvi il brit-pop (ma passa presto).

Highlights: Ashes in the snow

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