Recensione / Robert Jon & the Wreck - Red Moon Rising

Introduzione. Chi si attende sperimentazione ed innovazione dal rock americano forse ha sbagliato genere. Il rock americano infatti vive in bilico tra blues e rock'n'roll, non disdegnando qualche incursione nella musica più tradizionale dell'America, cioè il country. Chiedere a questa musica di uscire dal canovaccio è una pretesa inutile.

Non fanno eccezione i Robert Jon & the Wreck, di cui si era già recensito il buon Last night on the highway. In questo Red Moon Rising c'è indubbiamente più spazio alle chitarre, tanto che l'impressione è quella di trovarsi di fronte ad una band che inizia a strizzare l'occhio al rock sudista dell'ultima generazione, quella dei Whiskey Myers e dei Blackberry Smoke. Molto vicina infatti ai ragazzi di Atlanta è la blueseggiante "Trouble", con i tipici riff insistenti ed un assolo marchiato a fuoco. 

Nell'opener "Stone Cold Killer" sembra di assistere ad un concerto di Tom Petty con i suoi Heartbreakers che coverizzano "Born to be wild", bene dal punto di vista musicale, anche se una maggiore inventiva nella strofa avrebbe giovato. 

"Ballad of a broken hearted" si descrive da sola già dal titolo: una ballata rock con un organo Hammond bellissimo ed una buona dose di pathos. Non me lo aspettavo, ma nel suo essere davvero vicina alla proposta dei Whiskey Myers, questa sembra avere una marcia in più. Di certo, la voce di Robert Jon è veramente notevole, così come - ma lo avevo già scritto due anni fa nella recensione di Last night on the highway - è pregevole il lavoro alla chitarra di Henry James, uno dei migliori ascoltati negli ultimi anni.

Interessante l'idea della title-track, che si muove in un funk sotterraneo che mi ha ricordato alcune cose soliste di Don Henley, mentre il resto del disco vira verso un hard rock/blues caratterizzato però da bei ritornelli, spesso innodici. Canzoni come "Hold on" o "Dragging me down" infatti tornano ad una forma canzone molto Blackberry Smoke.

Il pianoforte di "Help yourself" dunque risulta essere una bella boccata di aria che spezza una certa monotonia, con un brano corale dall'afflato soul, su cui il vocione di Robert Jon trova pane per i suoi denti. Anche la conclusiva "Give love" merita un ascolto, con una bella ritmica basso/batteria che fa ben sperare per i prossimi dischi. 

Red Moon Rising è un prodotto un po' troppo rock per chi - come il sottoscritto - aveva apprezzato la band di Orange County in ambienti meno ridondanti, considerando che dal punto di vista musicale il gruppo vale e sembra avere possibilità di crescita. Questo disco strizza l'occhio più al sud di quanto avessero fatto in precedenza. Ovviamente non è un male, occhio però che in quel gruppone di band ci sono proposte forse più riconoscibili. 

P.S. Se ve lo state chiedendo, sì: la copertina è orribile. 

Highlights: Give love, Trouble, Help yourself

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