Recensione / A Thousand Horses - Outside

Il debutto discografico degli A Thousand Horses ci aveva fatto scoprire una band elettrica e vibrante, forse ancora in cerca di una propria personalità, ma comunque chiaramente ispirata dal rock sudista e dai Rolling Stones, probabilmente anche sfacciata quanto basta per essere considerata da attenzionare negli anni a venire. 

Quel Southernality (andatevi a rileggere la recensione) insomma faceva ben sperare. Tutto quello che è accaduto dopo può andare sotto l'etichetta di "normalizzazione" rispetto ad un suono chiaramente figlio del country di Nashville, pulito e patinato, ma lontano anni luce da quel rock stradaiolo che avevamo apprezzato in brani come "Smoke", contenuto nel debutto sopra citato. 

Outside è dunque la conclusione di questa trasformazione, con la band che ha perso per strada Zack Brown, uno dei due chitarristi, ma per fare questa musica non c'è di certo bisogno di troppe chitarre sul palco. Il disco è dunque la cartina tornasole di ciò che il country pop riesce a sfornare quasi come una fabbrica a catena, con ritornelli facili, chitarre acustiche onnipresenti, la voce in primo piano e qualche sferzata elettrica di ordinanza. Addirittura, non manca l'ospitata country, con Charles Kelley che canta in duetto nella insipida "Sad country song", e per fortuna i ragazzi sono sinceri a partire sin dal titolo.

La stessa title-track è composta chiaramente col l'obiettivo di strizzare l'occhiolino alle (tantissime) stazioni radio di musica country, seguitissime negli States e, va detto, il risultato può dirsi raggiunto. Il problema è che di brani come "Room full of strangers" ne abbiamo a centinaia e rischiano di confondersi tra tante altre proposte, diventando un anonimo sottofondo tra tanti artisti che si fa difficoltà a distinguere gli uni dagli altri. 

A dimostrazione che la vecchia strada è ormai persa, andatevi ad ascoltare i poco meno di 2 minuti strumentali di "Southeastern stomp", torridi di hammond, chitarre ed armonica, che dieci anni fa sarebbero diventati una bella canzone ed oggi invece sono messi lì da riempitivo, senza uno straccio di voce o di idea di canzone. 

Dunque, nessun highlights per questo Outside, non perchè il disco non valga, ma perchè è fuori dalle rotte qui seguite. E non è colpa nostra se, evidentemente, i ragazzi di Nashville hanno deciso di cavalcare la strada più semplice.  

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