A Thousand Horses - Southernality

Southernality. Che titolo per un disco, un azzardo oppure una dichiarazione di intenti. Gli A Thousand Horses vengono da Nashville, hanno una estetica da figli dei Lynyrd Skynyrd e sono un sestetto guidato dalla voce di Michael Hobby. Su di loro, negli Stati Uniti, gli occhi iniziano ad essere puntati e le motivazioni sono disparate.

Parte della critica musicale li accusa, nonostante l'estetica da rocker perduti, di fare un country rock da classifica, pulito e senza alcun azzardo. Vero.
L'altra parte della critica li guarda con attenzione e scommette su una esplosione della band, accostandoli ai Black Crowes. In parte vero.

"In media stat virtus" dicevano i latini, ed in questo caso più che mai calza a pennello. Quello degli A Thousand Horses non è un rock innovativo, di certo ha molto mainstream dentro di se, ma definirlo country è veramente un azzardo. Come sempre, la puzza di progetto nato intorno ad una pianificazione attenta si sente lontano un miglio, però alcune canzoni, ad esempio l'opening First time, hanno un bel tiro e l'accostamento con i Corvi Neri di Atlanta non è azzardato, anche se forse più di ispirazione (plagio?) si deve parlare. Ricordano vagamente quei piacioni degli Hinder, band dimenticabile che esplose qualche anno fa ed ora dispersa, che però tra pose da rocker navigati e capelli lunghi, hanno saputo piazzare qualche pezzo interessante. Gli ATH non sono così sfacciati e si meritano una recensione qui su bluespaper per certi riferimenti che non possono restare intentati (sempre di Black Crowes e Lynyrd Skynyrd si parla, che deve fare il sottoscritto, ignorare?).

Insomma, gli A Thousand Horses non vi cambieranno la vita, però complice l'afa insopportabile di questa estate, vi faranno sentire quali sono le sensazioni di luoghi quali Tennessee, Georgia ed Alabama, whiskey on the rocks alla mano e poche velleità intellettuali, almeno per una sera. Poi, il giorno dopo, rinsaviti magari grazie ad una bella piovuta, torneremo ad ascoltare i Black Crowes, mica siamo scemi.


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