Vivo, morto o ok?

All'alba dei miei 17 anni, nel 1995 ma soprattutto nei 2 anni a venire, Luciano Ligabue era il re incontrastato delle radio italiane. Leggasi: in quel periodo i network trasmettevano incessantemente i singoli estratti da un disco, l'ormai leggendario Buon Compleanno Elvis!, che era dichiaratamente rock. Ora, si potrà certamente disquisire sui gusti personali e pertanto ci sarà sempre quello per cui Ligabue "è poco rock", l'altro che "è meglio Vasco", oppure l'altro ancora per cui "il rock italiano non è paragonabile a quello british". Comunque la mettete, quel disco è un sano disco di rock'n'roll con due chitarre belle stampate in prima fila, una sulla cassa destra e dall'altra sulla sinistra, come si faceva negli anni Settanta. E pure come facevano i Rolling Stones (l'esempio è tutt'altro che casuale). In quel disco la batteria rulla che è un piacere, il basso pompa ed anche le tastiere, quando presenti, intervengono senza mai appesantire, semmai per colorare. E' il rock'n'roll bellezza.

Ogni tanto me lo riascolto Buon Compleanno Elvis!, e mentre gli anni passano emerge quella "Vivo, morto o x" che forse in quel periodo avevo un po' sottovalutato. Ci pensavo ieri, quando l'ho messa in auto e mi sono accorto che questo brano pesta come pochi altri. Inizia con una batteria con un rullante tiratissimo, poi arriva un riff semplice semplice che sbuffa rock'n'roll e che resta in testa in maniera immediata. Due-accordi-due per la strofa. Come gli Stones. Come gli Who.

"Vivo, morto o x" deve certamente molto al rock blues, ma di fatto è una sparata, una intro "all killer, no filler" in cui l'artista ci vuole far capire che aria tira. O che aria tirerà in quello che diventerà un album plurimilionario in quanto a vendite (e a incassi, ovviamente...). 

Cioè, alla fine degli anni Novanta (che Dio li benedica, quegli anni Novanta), l'italiano medio acquistava un disco in cui una canzone di questo tipo lo introduceva all'intero lavoro. Ligabue avrebbe potuto iniziare con "Viva", pure con "Certe Notti" se proprio voleva fare il ruffiano. No. Ha scelto "Vivo, morto o x".

E dovremmo dare qualche credito in più anche al testo, che il buon Liga non è mai stata una penna banale:

Guardare e non toccareguardare ed ingoiaree sei un po" nervoso ed un motivo ci sarà.

Oppure:

T'han detto che c'è postoper chi sa stare a postoil posto, tele accesa e la casetta in Canada.Il sabato la spesae il giorno dopo in Chiesae sei un po' nervoso ed un motivo ci sarà.

Cos'era, se non una chiara premonizione di cosa sarebbe arrivato dopo, la nevrosi collettiva, una società che ti dice cosa fare e tu lì ad obbedire. 

Ma torniamo all'aspetto musicale: sanguinano le orecchie oggi a pensare che trenta anni fa eravamo così poco superficiali, così poco laccati da ascoltare questa roba partorita da un cantante italiano mainstream, non uno di nicchia.

Ma la domanda più angosciante è: siamo vivi, siamo morti o siamo X?

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