Dopo l'ascolto però mi pongo sempre il dilemma se farne una recensione oppure no. Ecco spiegato perchè quest'anno non c'era ancora nessuna uscita di Ryan Adams sul blog. Ma Blackhole indubbiamente merita la recensione. Andiamo per gradi.
Oltre a pubblicare dischi a profusione, Adams ne ha altrettanti che non ci ha ancora fatto ascoltare e Blackhole rientra in questa seconda categoria. Questo disco infatti risale ai primi anni 2000, mentre la registrazione dovrebbe aver avuto luogo nel 2005. La pubblicazione invece è slittata più volte: prima nel 2006, ma giustamente la connection con i fantastici Cardinals ed un disco di questo tipo non sarebbe stato compreso. Poi nel 2019, ma arrivò lo scandalo di cui abbiamo spesso parlato. Ed ecco quindi che Ryan reputa che sia questo il momento giusto per farci ascoltare questi brani.
A chi interessa oggi un nuovo album di Ryan Adams? Probabilmente a pochi. Altrettanto probabilmente lui ci mette del suo perchè quattro dischi in dodici mesi sfiancherebbero anche il fan più incallito. Eppure Blackhole è un buon disco. Viene quasi da pensare che questo disco "nascosto" abbia dato il la al percorso intrapreso nel 2014 con i dischi a solo nome Ryan Adams, perchè in queste tracce ci sono i riferimenti degli ultimi anni: gli Smiths in "Likening love to war", i primissimi U2 in "Starfire" (si fa difficoltà a non ascoltare nitidamente passaggi che richiamano "Like a song" in questo brano), i The Cure meno oscuri in "Call me back": questi riferimenti ci sono e sono espliciti.
Accanto però a nomi che usiamo spesso per descrivere la discografia recente del ragazzo del North Carolina, qui c'è qualcosa in più, come nel rock in levare di "When I smile", che sembra uscita da una session dei Rolling Stones ma con un'apertura melodica nel ritornello che sembra purificare l'aria. E poi "Catherine", forse lo zenit emozionale del disco, uno di quei brani fatti e finiti che ogni tanto Adams azzecca e che sono balsamo per le orecchie. E ancora il pop di "Just you wait", con inattesi coretti dannatamente catchy. Insomma, era evidentemente un periodo di ispirazione, se pensiamo che insieme a queste canzoni il buon Ryan stava lavorando ad un disco come Easy Tiger.
Trovate il modo di dare una chance a questo disco, ne vale la pena.
Highlights: Catherine, When I smile, Just you wait
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