Recensione / Lenny Kravitz - Blue Electric Light

Le doti di Lenny Kravitz non le scopriamo certamente a 35 anni dall'uscita di quel bellissimo disco che risponde al nome di Let Love Rule, primo atto di una carriera folgorante e (quasi) scevra di passi falsi. Il buon Lenny racchiude in sè doti uniche: è un polistrumentista sopraffino, ha un gusto innato nello scrivere canzoni che contengono un chiaro riferimento all'epoca d'oro del rock e soprattutto sa mescolare generi e stili come pochi altri.

Non fa eccezione questo Blue Electric Light, ritorno discografico del newyorkese a ben sei anni di distanza dal precedente Raise Vibration, il periodo più lungo intercorso tra due album di Kravitz. E ben ha fatto Lenny ad attendere questo tempo se il risultato è un disco che torna a pescare nelle acque in cui il nostro oggettivamente si destreggia alla grande. Basta ascoltare l'iniziale "It's just another fine day (In this universe on love)" che ci fa ritornare a dischi come Mama Said, oppure "Stuck in the middle", brani in cui spicca una vena soul-rock tipicamente seventies, senza alcuna vergogna di citare apertamente Funkadelic, Stevie Wonder o Marvin Gaye. Come sempre, la cifra dell'album è un saliscendi di stili, in cui trovano spazio il funky tamarro di "TK421" (impossibile non lasciarsi trasportare), il raffinato pop di "Honey", il rock di "Paralyzed", con annesso assolo un po' alla Slash. 

Certo, così tante influenze diverse possono disorientare l'ascoltatore e questo è il Kravitz degli anni 2000, in bilico tra desideri artistici e necessità di accontentare un pubblico tanto eterogeneo. Così "Human" rischia di essere una canzone da sottofondo per un aperitivo sugli Hamptons, ancora peggio con "Let it ride" che strizza l'occhio al dancefloor, però sotto cova sempre l'anima di un artista con un pedigree di tutto rispetto che riesce a portare sempre a casa la canzone. 

Siamo, in definitiva, nel mondo di Lenny, fatto di citazioni sfrontate, raffinata eleganza e soprattutto tanta faccia tosta. Ma visto il livello in cui viaggia il nostro da ormai diversi anni, è sempre più attuale chiudere la recensione con un bel "Let Lenny rule!". E alla prossima.

Highlights: It's just another fine day (In this universe on love), TK421, Blue Electric Light

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