Recensione / Blackberry Smoke - Be right here

Sostenere che i Blackberry Smoke non sbagliano un disco è una concetto inattaccabile: i ragazzi di Atlanta sanno suonare e sanno farlo bene, hanno un leader con una voce subito riconoscibile e con un gran tocco sulla chitarra e soprattutto sono diventati i portabandiera di certo southern rock figlio diretto dei Lynyrd Skynyrd. Con questa premessa, inutile dire che Be Right Here è un altro disco godibile nato dalla penna inesauribile di Charlie Starr. 

Stavolta però c'è qualcosa in più, e lo scrivo con particolare trasporto perchè, seppur formalmente ineccepibili, gli ultimi lavori degli Smoke mi avevano lasciato il sapore di un gruppo col pilota automatico ma con un'evidente difficoltà a mettere la freccia all'incrocio. In Be Right Here finalmente c'è qualcosa di nuovo oppure, ma va bene lo stesso, i nostri hanno tentato di dare maggiore respiro alla propria musica.

Poco importa, perchè nell'evidenziare i punti più alti dell'album solamente una canzone rientra nei canoni classici della band, cioè quella "Dig a hole" posta all'inizio della tracklist e che, va detto, è la riprova delle grandi doti di Charlie Starr nello scrivere brani dannatamente rock, con un tiro micidiale e con un ritornello killer. Poi però non si può menzionare "Be so lucky", così oscura con le chitarre affondate in un fango di vibes e con un bridge che porta al ritornello che profuma di Beatles. E ci sarebbe da parlare del quadro bucolico disegnato da Starr in "Azalea", un brano acustico che però non pesca nel country rock, con una melodia cristallina che non dimentica afflati sudisti. Meravigliosa. 

"Whatcha know good" è un altro esempio che i Blackberry Smoke hanno voglia di contaminarsi, se è vero che la canzone assomiglia a quella "Mary Jane's last dance" che tanta fortuna ha portato al compianto Tom Petty. Intendiamoci, qui non c'è nessuna scopiazzatura, solo una chiara ispirazione che rende più leggere le chitarre di Starr, Jackson e Shanks, di solito abituati a lavorare con livelli di distorsione ben più invadenti. Ci sarebbe poi da citare "Other side of the light", brano elettro-acustico che mi ha ricordato la Dave Matthews Band, con in aggiunta un assolo m-e-m-o-r-a-b-i-l-e di Charlie Starr. 

Ecco, delle dieci canzoni che compongono questo Be Right Here ne ho citate ben cinque che, per scrittura e per nuovi orizzonti, sono dei numeri di alta classe della band. Il resto, sia chiaro, è comunque sui livelli soliti dei Blackberry Smoke, con un southern rock vigoroso ma orecchiabile e con i soliti ritornelloni a presa immediata. Quello però che rende questo disco una spanna sopra gli altri, tranne per l'indiscusso zenit che rappresenta The Whippoorwill che quest'anno compie 12 anni, è che la band si è dimostrata capace di ampliare i propri orizzonti pur rimanendo se stessa, confermando le proprie doti e soprattutto ribadendo che Charlie Starr è uno dei migliori frontman in circolazione. 

Le ultime righe sono riservate alla grandezza dell'amicizia su cui si fonda il gruppo di Atlanta, che per riprendere il tour e per portare a termine le registrazioni di questo disco ha atteso il miglioramento delle condizioni di salute di Brit Turner, batterista della band affetto da un tumore al cervello. E' da questa particolari che si giudica una vera band. 

Highlights: Dig a hole, Be so lucky, Azalea, Other side of the light, Whatcha know good 

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