Recensione / Kenny Wayne Shepherd Band - Dirt on my diamonds vol.1

Seguo ed ammiro Kenny Wayne Shepherd da molto più di 20 anni, precisamente da quando venni in possesso di Trouble is, il secondo album di questo ragazzo prodigio della chitarra blues. Di acqua ne è passata molta sotto i ponti, così come i dischi a suo nome, tutti però con l'impressione che Kenny Wayne ed i suoi sodali (su tutti, l'amico Noah Hunt, che da sempre divide con il leader le parti vocali) continuino a riprodurre la stessa musica, senza alcuna curva che ne possa rallentare il percorso.

Attenzione, nel mondo del rock/blues la parola innovazione è poco utilizzata e se vogliamo è anche giusto così, il problema è che questo nuovo Dirt on my diamonds vol.1, che ovviamente lascia presagire un atto secondo, non propone niente di nuovo sotto il sole. Il cuore di tutto è sempre la chitarra fumante di Shepherd, quella sì veramente notevole e, a distanza di tutto questo tempo, per niente scontata. Kenny Wayne Shepherd è un chitarrista sublime, al livello di Bonamassa per citare i suoi coetanei, per me anche superiore perchè molto meno hard dell'amico Joe. Volendo però proseguire con il paragone tra i due guitar hero, Bonamassa ha le canzoni, spiazza, entra ed esce dalla sua comfort zone.  

Dirt on my diamonds vol.1 invece è quello che ti aspetti, un disco di rock/blues in cui il primo termine prende il sopravvento sul secondo ed in cui l'unica novità è l'inserimento di una sezione fiati presente quasi in tutti i brani. Questo innesto, non banale nella storia della band di KWS, non è però sfruttata a dovere, perchè i fiati invece che dare al tutto una sferzata soul vengono messi da sottofondo giusto per sottolineare alcuni momenti delle song. Così brani come "Sweet & low", "Best of times" oppure "Dirt on my diamonds" suonano come un'unica lunghissima canzone, con accordi e strutture prevedibili, ed in fin dei conti aspetti solamente che Kenny possa strabiliarci con l'ennesimo bellissimo assolo. 

Il fatto che il problema risieda nella scrittura è lampante quando arriva la cover di "Saturday Night's Alright for Fighting" di sua maestà Elton John, muscolosa e bellissima in una interpretazione vitaminica ed accorata. Ma, appunto, non è farina del sacco della band, che quando prova a fare capolino in altri lidi, la melensa "You can't love me" o la chiara citazione della Tedeschi Trucks Band in "Man on a mission", non convince. 

Peccato, perchè abbiamo atteso 4 anni il ritorno di Kenny Wayne Shepherd, ormai un maturo ultra quarantenne pronto per un salto verso un gradino più alto. Gioverebbe al ragazzo della Louisiana approfondire ad esempio la discografia di Clapton, in cui col passare del tempo le canzoni hanno quasi sopravanzato la chitarra (pur sempre paradisiaca), perchè alla fine ciò che rimane è sempre una canzone. 

Sia chiaro, in uno scontatissimo brano pop come "You can't love me", quei pochi secondi di assolo a cavallo di Hendrix e Stevie Ray Vaughan valgono il prezzo del biglietto, ma non può essere tutto qua. Chi ha il talento non lo sprechi.

Highlights:  Saturday Night's Alright for Fighting, Ease my mind

Commenti