Vacanze Romane

Qualche giorno di ferie a cavallo del ponte per il 25 Aprile è stato il buon viatico per tornare a visitare Roma, città che amo da sempre e nella quale ho vissuto bei momenti di gioventù. "Tenendo ormai famiglia" come direbbe un caro amico napoletano, la visita è stata incentrata sulle bellezze storiche della Città Eterna, dai Musei Vaticani al Colosseo, per poi proseguire con Pantheon e tutto ciò che potete intuire. Quattro giorni intensi, ospite di una città meravigliosa. 

Come tante altre capitali in giro per il mondo, anche la nostra ha la caratteristica di ospitare tanti artisti di strada, molti dei quali sono musicisti che cantano accompagnandosi con chitarra o tastiera. Negli anni della mia gioventù, diciamo almeno sino a 15 anni fa, da quei microfoni e da quelle casse improvvisate uscivano Oasis, U2, REM (per dirne i primi 3 che mi vengono in mente). In quattro intere giornate romane ne ho incrociati diversi di musicisti di strada, ma la musica è cambiata.  

Per dire, accanto al famoso laghetto di Villa Borghese un cantante e la sua chitarra intonava brani di Michael Bublè. Poco più avanti, un simpatico suonatore di tastiera a tracolla improvvisava su basi di standard blues. Poco lontano, un attempato chitarrista classico proponeva un repertorio spagnoleggiante.

Cambio di scena, via dei Fori Imperiali in un caldissimo sabato pomeriggio di Aprile. Una band suona accanto al marciapiede al gran completo: voce, 2 chitarre elettriche, basso e batteria. Mi avvicino speranzoso, e subito colgo le prime note di "Sunshine reggae". Cerco di capire, ma inesorabilmente il repertorio è solo ed esclusivamente reggae. 

Nuova scena, interno notte. Hard Rock Cafè di Roma. Prenotiamo un tavolo all'interno, anche se sul marciapiede c'è un dehors bellissimo, in cui, tra le altre, fa bella figura la chitarra di Dan Vickrey dei Counting Crows. Purtroppo - per motivi oscuri a gran parte dei presenti - nonostante la presenza di tavoli vuoti, nel dehor non si può mangiare. In ogni caso, l'atmosfera interna è piacevole, con abiti di scena di Keith Richards, Jimi Hendrix, la batteria di Joey Kramer degli Aerosmith, la chitarra di Angus Young e tanti altri cimeli rock. Peccato che anche qui il rock latiti, se è vero che nel corso della cena in sottofondo la Hard Rock Cafè TV manda in onda Shaquira, qualche sconosciuto artista pop e poco rock (fortunatamente ho fatto in tempo a gustarmi almeno la bellissima "Interstate Love Song" degli Stone Temple Pilots). 

Morale della favola: il rock è uscito dall'immaginario collettivo. E' percepito come una nicchia, come si percepisce il blues ed il jazz e se anche l'Hard Rock Cafè da l'impressione di cavalcare una moda stereotipata, di essere un contentino per nostalgici che non sanno più distinguere cosa è rock da cosa non lo è,  allora la situazione è grave. Manca, inesorabilmente, la band che possa far rinascere la passione negli ascoltatori, e certamente questa non sono i Maneskin, perchè c'è la consapevolezza - fortunatamente - che quello non è rock, bensì un prodotto pop confezionato ad arte. I Maneskin utilizzano l'estetica del rock, esattamente con l'Hard Rock Cafè.

Alla fine, la sintesi di tutto è il cartellone pubblicitario per il live dei Guns N' Roses del prossimo 8 Luglio al Circo Massimo, nel quale la band è raffigurata come zombies, attingendo a piene mani dagli iconici cartelloni degli Iron Maiden e dimostrando che: a) c'è grande confusione sotto il sole e le idee sono finite e b) il rock sta diventando la musica degli zombies. 

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