Volevamo essere gli U2 (capitolo settimo)

 (continua)

L'idillio del primo vero amore durò una settimana. Solo una settimana, che però fu vissuta intensamente, quasi fosse un anno. O due. Avvenne che lei poi partì per le vacanze estive ed io, beh, io rimasi nella mia città a sognare ed a suonare. 

Passò un agosto solare e luminoso, pieno di musica e pieno di U2. Ascoltavo dischi che sono rimasti delle pietre miliari della mia vita, come Unforgettable Fire proprio degli U2 ed ovviamente Ten dei Pearl Jam. Non scrissi però alcuna canzone, perché quando sei felice - è una vecchia regola del rock - non scrivi. Una canzone viene fuori quando hai qualcosa da dire, e quando hai qualcosa da dire sei incazzato, deluso, te la prendi con il mondo. E' proprio in quel momento che hai qualcosa da dire. 

Arrivò Settembre e lei ritornò dalle vacanze estive. Mi cercò per dirmi che era tutto un errore, che non stavamo insieme e che c'era anche qualcun altro. Stavo per iniziare il quinto ed ultimo anno delle superiori. Tutti noi stavamo per affrontare l'ultimo anno, e di certo per me non era un buon viatico. Ci rimasi molto male, ma avevo pur sempre la musica ed avevo una band.

I Blue Light infatti, anch'essi messi in naftalina per il resto dell'estate, a Settembre ripresero a suonare a pieno regime. Ad Ottobre fummo chiamati a suonare ad una festa e fu in quell'occasione, dagli sguardi dei nostri amici soprattutto, che comprendemmo quanto eravamo migliorati. Il gruppo era sicuro di se, viaggiava come un treno su binari solidi, io avevo tante cose da dire. Tanto che nacque la seconda canzone inedita: "Per sempre". Era un pezzo lento, ancora ricordo la tonalità, un Mi maggiore cadenzato che poi diventava un minore nel ritornello; un brano decisamente triste, che rifletteva lo stato d'animo del momento, con quel ritornello 

"Per sempre,

Ancora e per sempre 

Ma il sole non ritorna più in me.

Per sempre,

solo e per sempre.

E adesso che sei qui, 

ascolterai Dio"

Avvenne che i Blue Light, pur essendo cresciuti in maniera esponenziale dal punto di vista tecnico e quindi nella riproposizione di un repertorio di cover quantomai variegato, si trovavano dannatamente bene a suonare le canzoni che scrivevo. E adesso ne avevamo due sul piatto: "Di fronte a te" e "Per sempre". Un compagno di scuola, chissà con quali strade tortuose, ci disse di un Festival musicale che cercava nuove proposte inedite. Non fu facile ricercare il bando, ma alla fine lo trovammo, e guarda caso gli aspiranti gruppi dovevano inviare una musicassetta (che tempi!) con almeno 2 brani inediti...e noi li avevamo!

Rimuginammo molto su come registrarli, arrivando quasi subito alla triste conclusione che non avevamo soldi per una registrazione professionale in studio. L'unico modo per registrare dunque i pezzi fu di andare in Casetta con un mangianastri portatile, di quelli che avevano anche il tasto rosso REC ed avviare la registrazione. Passammo un sabato pomeriggio intero a registrare, finché non vennero fuori due versioni che pensavamo essere le migliori possibili. Fui io a prendere la musicassetta, a compilarla ben bene con le richieste del bando  e a inserirla in una busta. In una fredda domenica pomeriggio d'inverno la consegnai a mano, sperando di poter avere la possibilità di far ascoltare quelle canzoni ad una platea vasta. 

Nel frattempo arrivarono le vacanze natalizie e con esse - allora l'invero faceva ancora la sua parte - delle copiose nevicate. La visuale fuori dalla Casetta era magnifica, la campagna in un silenzio irreale e magico. Purtroppo quando nevicava non potevamo suonare, il gruppo elettrogeno faceva difficoltà a partire e poi era impossibile piazzarlo in mezzo ad un campo con mezzo metro di neve. Fu così che, in un pomeriggio di inizio Gennaio, comunque ci incontrammo davanti alla Casetta con bob, guanti da neve e quant'altro per divertirci il più possibile. Era appena iniziato l'anno che avrebbe portato alla maturità. Fu un pomeriggio di pallate di neve, risate pazze, scherzi goliardici. Nel tornare a casa, sotto un tramonto finalmente rosso e sotto delle nuvole ancora minacciose, io e D parlavamo del più e del meno, dei nostri amori non corrisposti, della nostra giovinezza. Lui stava diventando un ottimo batterista ed era riconosciuto come uno dei punti di forza dei Blue Light. Soprattutto, era il mio migliore amico. Ci salutammo infreddoliti, io salii in casa e, appena entrato in camera, presi la chitarra in mano e nel giro di dieci minuti scrissi "L'orgoglio". Un brano che ci avrebbe dato delle soddisfazioni.

(continua)

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