Ci ha lasciati Jeff Beck, uno dei grandi virtuosi della chitarra. Questa perdita è una delle più terribili per il mondo della sei corde elettrica, perché - pur non essendo tra i più sponsorizzati tra i grandi da sempre inseriti nell'Olimpo della strumento (Hendrix, Clapton, Page, BB King) - Jeff Beck è stato il più moderno ed il più eclettico del ristretto club dei super eroi.
E' vero, la sua militanza negli Yardbirds lo accomuna a Page e Clapton, ma poi la nascita del Jeff Beck Group con la sua formazione da urlo - Rod Stewart alla voce, Ron Wood al basso e Aynsley Dunbar alla batteria - rappresentava l'altra faccia della medaglia dei Led Zeppelin, loro così hard mentre il Jeff Beck Group così psichelico. Una rivalità mai dichiarata ma esplicita, tanto che i Led Zeppelin proposero nel loro album II una versione spinta di quella "You shook me", che Jeff Beck aveva inserito come quarta traccia in Truth, debutto proprio del Jeff Beck Group. Quale versione è più convincente? Ai posteri....
La grandezza di Jeff Beck sta nel aver ricercato le nuove frontiere chitarristiche, solo così si può spiegare il disco con Terry Bozzio alla batteria - Guitar Shop (1989) - in cui è il ritmo a farla da padrone, sino ad arrivare dici anni dopo a quel Who Else! in cui fa scalpore il suo uso massiccio dell'elettronica, tanto che in alcuni punti sembra di ascoltare musica da videogioco. Con You had it coming (2001) riuscì addirittura a fondere tutte queste sperimentazioni, tanto da produrre un disco in cui la techno si mescolava alla musica indiana, il tutto con una nonchalance devastante.
Ecco, se in questa giornata triste esiste una speranza, quella risiede nelle opere che il chitarrista inglese ci ha lasciato, così piene di idee e di intuizioni da solleticarci per ancora tanti anni. Però Jeff, da un giorno all'altro, non si fa così....
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