Recensione/ Truth & Salvage co. - Atoms Form

Avevo perso di vista i Truth & Salvage co. anche se, ad essere sinceri, loro stessi erano usciti dai radar e sembravano essere dispersi. Nulla di vero se ritornano a distanza di 9 anni dal loro ultimo lavoro con questo Atoms Form. Va chiarito innanzitutto che questo disco era in stand by da dieci anni a causa della difficoltà nel trovare un'etichetta discografica che garantisse una distribuzione appropriata. Una volta accasatesi con la californiana Blackbird Record, i Los Angelini possono finalmente farci ascoltare il frutto di quel lavoro che avrebbe dovuto vedere la luce nel 2012, diventando così il loro secondo disco, che invece divenne Pick me up licenziato nel 2013. 

Va detto che pare incomprensibile che un'opera come Atoms Form abbia fatto difficoltà a trovare una distribuzione, in quanto siamo di fronte ad un gran bel disco. Li avevamo lasciati con il bucolico Pick me up e li ritroviamo con la suite iniziale "Charm city", decisamente più elettrica e vibrante, in cui i riverberi delle chitarre arrivano da lontano, mentre un organo costantemente in leslie si adagia nel tappeto della canzone. Buon inizio, che migliora con la successiva "24 hours" in cui è la melodia a farsi avanti, grazie anche ad un controcanto femminile riuscito; nella sua ripetitività, il brano ha un pathos non indifferente ed un crescendo riuscito. Da ascoltare al tramonto, mentre fuori dalla finestra una leggera pioggia ticchetta il vetro. 

Sa di Beatles l'introduzione di "I stand tall" ma è giusto un attimo perchè poi il rock prende il sopravvento con un tripudio di chitarre ed organo che portano ad un ritornello orecchiabile; siamo dalle parti dei primi Augustana, con la differenza che i Truth & Salvage co. sono più corali ed hanno chitarre più vintage, il che li posiziona inevitabilmente dalla parte della West Coast, dove d'altronde sono nati e cresciuti.  La languida "Back in your love" non aggiunge nulla allo spartito, se non ancora belle melodie ed ottimi arrangiamenti vocali, nonostante una costruzione classica. 

Se possibile, da qui il disco inizia a ingranare le marce più alte. "Summertime" ribadisce il legame con Crosby, Stills e compagnia cantando, ma è con "Silver lining" che il gruppo mette a segno un punto decisivo. Un brano, questo, che prende il via con chitarre e batteria frenetica, dando al gruppo un'urgenza rock che non aveva ancora sfoderato; sembra di essere ad un party in cui i The Killers incontrano la new wave new yorkese, un numero inatteso ed una hit mancata, pensando che questo disco purtroppo rimarrà nel dimenticatoio di noi innamorati del rock classico americano. 

Il blues di "Middle Island Creek" è puro spasso, della serie "it's only rock'n'roll but I like it" con un assolo che puzza di country ed un pianoforte in pieno stile '50, il tutto a preparare un altro gran bel brano: "Bird on the wing", più classico e nelle corde della band con un bel assolo di pianoforte ed una melodia a presa rapida. 

"Special" parte e il giro di chitarra acustica ricorda sin dal primo istante la tenerezza di alcune ballate firmate James Blunt; si potrebbe osare un po' di più, certo però la melodia non manca e il navigar è dolce....Spiazzante invece il ritmo gioioso (l'avreste mai detto?) di "So sad", molto old saloon americano, con una verve chiassosa ed ubriaca che sembra ispirata alle famose The Basement Tapes della mai troppo premiata ditta Dylan & the Band. Atoms form potrebbe concludersi qui, diretto e coinciso in dieci canzoni veramente ispirate. 

Invece i T&Sc la tirano un po' troppo per le lunghe, tanto che mancano ancora 4 canzoni per terminare il disco. 4 brani che non aggiungono nulla, tra un'altra ballad stavolta meno ispirata ("I'm not your boyfriend") e il rock della title track che avrebbe trovato maggiore attenzione nella prima parte di scaletta. 

Poco importa però la prolissità, perchè Atoms form è un disco da consigliare ai veri amanti del rock americano, con la consapevolezza che è un prodotto di nicchia e come tale va maneggiato. Con cura, ovviamente. 



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