Libri / John Updike - Corri, Coniglio

Corri, Coniglio fa parte dei mia lista dei desideri da almeno 15 anni e nonostante tutta questa curiosità, mi sono convinto a leggerlo solo al termine di questo 2021. Molte volte la casualità ci mette del suo accompagnata, in questo caso, da qualche commento banale letto in rete negli anni che lo descrive come una "fuga da casa" per trovare se stesso messa in atto dal protagonista, tal Coniglio, che altro non è che il soprannome di Harry Angstrom, in giovane età promettente stella del basket mai espressa, padre di un bimbo in attesa di un secondogenito. 

Tornando a casa in un anonimo pomeriggio di dicembre, Coniglio ha una banale discussione con la moglie Janice, al seguito della quale - come tutte le sere - sale in auto e si appresta ad andare a prendere il figlio che passa le giornate a casa dei suoi genitori. Lì non arriverà mai, perchè nel breve tragitto Harry Coniglio si ritrova assalito da domande esistenziali che lo faranno deviare dal percorso. 

Dopo una notte in auto passata a girovagare per strade secondarie tra Pennsylvania e West Virginia, Coniglio decide di tornare a Brewer, città di fantasia della Pennsylvania, ma di non fare rientro a casa. Le vicissitudini lo porteranno ad avere un nuovo amore ma a doversi confrontare continuamente col suo recentissimo passato. 

Il romanzo di Updike è dunque molto lontano dallo stereotipo - molto presente nella letteratura americana - della fuga e del viaggio come redenzione. Quando infatti sembra che tutti gli indizi portino al lettore ad immergersi in una serie di strade e stradine nella middle America, il ritorno fugace nella propria cittadina cambia le carte in tavola. A ben vedere, l'escamotage di Updike è ben riuscito e vira il racconto verso un romanzo psicologico in cui si stagliala figura del parroco che - dapprima chiamata in causa dai genitori di Janice per convincere Coniglio a tornare a casa - diventerà un inatteso alleato del "fuggiasco". 

Di certo Corri, Coniglio esplora e mette a nudo quella recondita parte di noi che - almeno una volta nella vita - ha bussato prepotentemente alla nostra coscienza chiedendole di agire in maniera sì egoistica, ma tralasciando etichette e convenzioni della società per arrivare al nocciolo della questione: siamo contenti della nostra vita? In questo conteso, in maniera inattesa, sembra proprio essere la figura del prete episcopale Jack Eccles ha mostrare quell'indulgenza necessaria per comprendere in pieno i dolori di Angstrom. 

Letto oggi a distanza di 60 anni dalla sua pubblicazione, il romanzo è depotenziato rispetto all'effetto dirompente cha provocò quando vide la luce; la sua lettura nel 2021 però fa comprendere quanto Updike sia stato moderno e precursore nel raccontare una storia che decenni dopo non risulta solo credibile ma addirittura contemporanea. Se proprio si volesse dunque trovare un difetto, questo risiede nell'effetto deja vù che il racconto provoca oggi, quando certi steccati sono stati definitivamente superati. 

Consigliato. 

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