Le coppie chitarristiche nel rock americano - Episodio 2


CHRISTOPHER THORN / ROGERS STEVENS (Blind Melon) Thorn e Stevens sono stati (anche se il gruppo esiste ancora oggi, nonostante la morte di Shannon Hoon abbia di fatto rappresentato il colpo di grazia) il vero motore dietro il successo di dischi come l'omonimo del 1992 e Soup (1995). Il primo disco della band, contenente la famosa "No Rain", presenta due chitarristi dalla vena indie funky, una ventata di freschezza rispetto al grunge imperante nel periodo. I ruoli, nonostante l'intreccio di chitarre sia una delle loro principali caratteristiche, vedono Thorn
prevalentemente alla ritmica e Stevens alla solista, anche se la suddivisione viene rispettata a fatica, con fughe solitarie di entrambi.

Se il disco omonimo del 1992 risentiva in maniera importante di un approccio molto sixties, con Soup la band vira verso una prodotto più complesso, in cui la maturità artistica si palesa attraverso una forma canzone meno convenzionale, mentre si evidenziano le differenze stilistiche tra i due. Stevens emerge come un solista molto attento al suono ed alla singola nota, con bending tiratissimi ed una presenza melodica costante nei brani. Thorn inasprisce i suoni, mettendo da parte la vena funky a favore di una maggiore ruvidezza. 

Resta il fatto che i due vanno goduti nella netta suddivisione della già citata "No Rain" nonchè nell'intreccio perfetto in "I wonder". Se volete godere appieno del loro dialogo continuo, vi consiglio l'ultimo disco della band, ormai orfana di Hoon, intitolato For my friends, in cui la band si prende la libertà di sperimentare (su tutte la bellissima "Father time"). 

CHARLIE STARR / PAUL JACKSON (Blackberry Smoke) I Blackberry Smoke rappresentano il lato più mainstream del southern rock contemporaneo. Starr e Jackson, il primo anche cantante nonchè leader indiscusso del gruppo di Atlanta, almeno dal punto di vista dei suoni sono orgogliosamente incollati alla tradizione del rock sudista, Lynyrd Skynyrd in primis. Quindi, chitarre distorte e prevalentemente Gibson d'annata. Il lato più commerciale invece è dato dall'alternanza di canzoni mid-tempo e brani acustici, che stemperano le atmosfere tipicamente hard, soprattutto negli ultimi lavori. 

I ruoli sono ben definiti: Starr è il solista, mentre Jackson è il motore ritmico. Non potrebbe essere altrimenti, visto che le doti di Starr come lead guitar sono evidenti, si pensi ad esempio ad assoli come "Waiting for the thunder" o "Ain't much left of me". Anche Jackson è però una sicurezza totale nel suo ruolo, con un playing preciso che di fatto lo fa diventare il secondo bassista del gruppo. Grande duo!

STEVEN VAN ZANTD / NILS LOFGREN (The E-Street Band) Per molti anni Bruce Springsteen è stato non solo il cantante poi divenuto leggenda, ma anche il lead guitarist della E-Street Band, scortato dal fido Steven Van Zandt, sempre al suo fianco. Nel 1984, all'apice della carriera grazie al successo planetario di Born in the U.S.A. ed in procinto di imbarcarsi in un tour planetario, il Boss ha aperto le porte della sua band all'estro di Nils Lofgren, consapevole - con l'intelligenza che solo i grandi dimostrano di avere - che a quel suono rodato servisse una nuova sferzata. 

Nonostante siano entrambi liberi di interpretare i brani, di fatto Lofgren interpreta il ruolo della chitarra solista, mentre il grande Steven resta il ritmico del gruppo, ruolo che ricopre anche negli ultimi lavori con i suoi Disciples of soul. I due sono due anime diverse dell'interpretazione chitarristica, laddove al funambolismo di Lofgren si contrappone la precisione ritmica di Steven. Due stili contrapposti anche nel suono, con Van Zandt molto più pulito mente Nils è più estremo nella scelta dei suoi. Se volete comunque godere pienamente anche del Van Zandt solista, ascoltate le varie versioni live di "Glory Days", un classico in cui Steven ritorna sempre il prima linea. 


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