Le coppie chitarristiche nel rock americano - Episodio 1

Il rock, lo sappiamo, ha tante varianti; è quasi ironico inserire sotto lo stesso tetto gruppi come Clash ed INXS, per citarne due a caso. E' vero, alcune band iconiche sono entrate nell'immaginario collettivo ed il loro stile ha permeato tutta la musica successiva, sto pensando agli U2 ed a quanto ad esempio certe loro peculiarità siano entrate nel linguaggio dei Pearl Jam, due gruppi che sarebbero da considerarsi lontani. 

Se c'è una caratteristica però che caratterizza il rock americano è la presenza di 2 chitarre nella line up. Quel suono stratificato e corposo infatti si raggiunge quasi obbligatoriamente attraverso la presenza di due chitarristi, qualche volta con ruoli ben definiti - la classica divisione ritmico/solista - qualche altra con maggiore fluidità. 

Vi propongo alcune coppie che, oltre a piacermi molto, ho anche approfondito dal punto di vista chitarristico.

STONE GOSSARD / MIKE McCREADY (Pearl Jam) Il sodalizio tra Gossard e McCready è da sempre uno dei punti di forza dei Pearl Jam. I due da sempre assumono ruoli ben definiti: Stone è il ritmico instancabile, Mike è il solista funambolico. L'incontro del loro stile è evidente in classici della band come "Alive", dove è chiarissima la distinzione dei ruoli: Gossard introduce con il bellissimo riff che accompagna sino all'iconico ritornello mentre McCready lavora con accordi quasi puliti, tenendosi un passo indietro. Nel finale della canzone Mike esplode nell'assolo che tutti conosciamo, mentre Gossard sorregge la struttura armonica con un sound distorto. Dovessi spiegare ad un neofita cosa significa chitarra ritmica e chitarra solista, partirei dalla linearità di "Alive". 

In realtà Stone e Mike da trent'anni propongono questa ripartizione: "Sirens", "Amongst the waves" o "Life Wasted" sono esempi evidenti della formula, anche nell'utilizzo dei suoni, con la ritmica più classicamente devota ad un sound pieno di basse e la solista molto più sperimentale. Lo stesso McCready ha fatto negli anni un utilizzo smodato del delay, si pensi pronto a "Sirens" ed a gran parte dei live pubblicati negli anni. 

RICH ROBINSON / MARC FORD (The Black Crowes, Magpie Salute) I Black Crowes hanno visto alternarsi diverse formazioni, ma il ruolo più instabile è di certo sempre stato quello del chitarrista solista.  A mio avviso (non solo il mio, a dire il vero) l'apice è rappresentato da Rich Robinson (ovviamente) alla ritmica e Marc Ford alla solista. I ruoli possono essere sovrapponibili a quelli dei Pearl Jam, anche se Robinson è la figura decisamente più ingombrante nel duo, spesso andando a sconfinare anche nel solismo, laddove è comunque un fuoriclasse. Marc Ford dal canto suo è un McCready ancora più estremo, i suoi interventi sono spesso legati alle singole note, in un fraseggio continuo che lascia a Rich la possibilità di spadroneggiare, sempre comunque mantenendo una netta suddivisione nel mix tra cassa destra e cassa sinistra. Nei tre dischi dei The Black Crowes che hanno registrato insieme - vale a dire The Southern armony and musical companion, Amorica e Three Snakes and one charm - questo interplay è netto in brani come "Sting me" o "Cursed diamond". Meno distinguibile invece è la gamma dei suoni utilizzati, perché entrambi spingono alla ricerca di un sound fuzzoso e vintage. 

Non a caso, per la sua nuova band The Magpie Salute Robinson ha scelto di ricreare la coppia Robinson/Ford, che a distanza di anni ha dimostrato di essere in piena forma; a tal proposito vi consiglio di ascoltare proprio il singolo che anticipa il primo album, intitolato "Omission".  
   
DAN VICKREY / DAVID BRYSON (Counting Crows)
La coppia dei Counting Crows formata da Dan Vickrey e da David Bryson è ormai stata divisa dall'entrata ufficiale in line up di David Immergluk, terza chitarra quantomai "chiassosa", con il risultato che ormai Bryson si dedica quasi esclusivamente a ritmiche con l'acustica ed accompagnamenti minimali. Ma quando i Counting Crows sono diventati famosi, Dan e David hanno avuto un ruolo centrale, non tanto per il clamoroso debutto di August and everything after - in cui formalmente Bryson è da solo e Vickrey entrerà solo a disco registrato - quanto per quel tripudio elettrico che risponde al nome di Recovering the satellites - al secolo, il secondo disco della band - in cui le chitarre le fanno da padrone. Anche in questo caso, i ruoli sono ben definiti: Vickey è il solista e Bryson il ritmico. E se ognuno interpreta il ruolo a suo modo, è facile intuire che in questa coppia le dinamiche siano diverse dalle altre presentate; Vickrey è infatti un solista molto presente nella canzone, io che lo porta per lunghi tratti ad essere un'altra chitarra ritmica. Bryson lavora esclusivamente sugli accordi e sui suoni, che da anni sono impeccabili. Nell'economia della canzone dunque, in 
Recovering the satellites riff ed assolo stazionano nella Fender Telecaster o nella Gibson Les Paul di Vickey, mentre l'ossatura del pezzo è tutta nella Rickenbacker 360/12 o nella Gibson Les Paul Junior di Bryson. 

Per gustarvi questo duetto, niente di meglio che brani come "Daylight fading" e "Have you seen me lately?". 

TOM PETTY / MIKE CAMPBELL (Tom Petty & the Heartbreakers) Come accade per Bruce Springsteen, anche Tom Petty è stato notevolmente sottovalutato come chitarrista. Ovviamente, molto ha giocato il suo essere frontman indiscusso e songwriter di valore eccelso. Inoltre, il fatto di aver scelto sin da subito Mike Campbell come spalla solista ha notevolmente ridotto la sua visibilità come chitarrista, io che non ha giovato alla narrazione complessiva. Tom Petty era un ottimo chitarrista, eccelso accompagnatore - in particolare con l'acustica - ma tempo fa ebbi modo di gustarmi un live bellissimo nel quale ad un certo punto si è cimentato in un assolo intenso, con risultati imprevedibilmente buoni: Petty era oggettivamente un uomo nato per la musica. Mike Campbell, lo sapete, è un chitarrista di fascia altissima, impeccabile, tecnico ed imprevedibile. Per esser chiari: Campbell ti spiazza sempre in positivo quando lo ascolti, ha sempre la trovata particolare in canna, ha sempre il suono che non ti aspetti, utilizza sempre una chitarra diversa perché ricerca quel particolare. Non è dunque un caso che Tom Petty con i fidi Heartbreakers siano una delle macchine da guerra più acclamate del rock. Ascoltatevi "Mary Jane's last dance" per apprendere appieno l'incontro tra questi due grandi musicisti. Ci manchi, zio Tom!


 (continua)


 






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