The Black Crowes - Freak'n'roll

Stanotte mi sono visto uno splendido concerto. Seduto sul letto, con le cuffie e dal piccolo schermo del mio smartphone, ma è stato un momento liberatorio, adesso che la musica live manca, moltissimo. 

Tengo fede alle mie passioni, quindi la band non poteva che essere i The Black Crowes, tra l'altro nella formazione che adoro, quella con Marc Ford alla chitarra, figliol prodigo tornato a casa per un paio di anni a cavallo tra 2005 e 2006, giusto in tempo per registrare questo meraviglioso live all'iconico The Fillmore di San Francisco. 

Vedere (ri-vedere) sul palco insieme la formazione storica di "The southern armony and musical companion", "Amorica" (ormai lo sapete, il mio disco preferito del sestetto Georgiano) e "Three snakes and one charm" fa venire i brividi, ma non per i ricordi cui sono legati, bensì per l'onda d'urto di rock'n'roll che sono capaci di produrre. Aperto dal soul/rock di "(Only) halfway to everywhere", il concerto che poi verrà immortalato nel doppio Freak'n'roll...into the fog è l'esempio di come i fratelli Robinson ed i loro sodali (non la spennata band che ha provato a rimettersi insieme con nomi improbabili poco prima dell'avvento del Covid-19) sono probabilmente l'ultima grande rock'n'roll band della storia. 

E' vero, i dogmi non esistono, ma quando l'ugola di Chris Robinson era così in forma da toccare vette Plantiane, ed il compianto Eddie Harsch (ci manchi, grande tastierista!) interveniva nei brani con il suo honky tonk naturale - leggasi "Space captain", reinterpretazione da brividi di un classico di Joe Cocker - è difficile non pensare che quella sia stata l'ultima vera macchina da rock in circolazione. 

Inoltre, la coppia Ford/Robinson alle sei corde lascia di stucco per la maestria dell'interpretazione, i suoni in perfetto stile Seventies ed il loro essere assolutamente complementari: Rich una macchina da guerra tra riff ed accompagnamenti solidi (e quando va il assolo, altrettanto dirompente), Marc il solista perfetto, l'uomo dal suono forse più bello in circolazione e non solo l'unico a sostenerlo. Se Rich è strabordante il "Sting me", Marc tira fuori le unghie nella psichedelia strumentale di "My morning song", uno spettacolo per le orecchie. Per non parlare del set di chitarre utilizzato dai due, pura goduria per gli appassionati del vintage. 

In una rock band, nel mio modo di vedere la musica, devono esserci due chitarre, non necessariamente con ruoli prestabiliti, ma con un'anima tendente al riff ed all'accompagnamento e l'altra tendente al fraseggio ed all'assolo. Probabilmente Robinson/Ford sono il migliore esempio da 40 anni, anche se nel pantheon inserirei anche Richards/Taylor - e la loro prova magistrale in "Exile on main street" dei Rolling Stones, datato 1972 - Gossard/McCready dei Pearl Jam e Bryson/Vickrey dei Counting Crows di "Recovering the Satellites" (ma sulle coppie chitarristiche farò a breve un post esauriente). 

Freak'n'roll...into the fog riconcilia con la musica in tempi grami e poco importa che siano passati 15 anni dalla furia sonora prodotta su quel palco storico: il rock'n'roll non ha età. Nemmeno noi (?). 

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