Non c'è più spazio per i grandi chitarristi?

Per chi non lo sapesse, Guitar Club - storica rivista italiana dedicata al mondo della sei corde - nel numero attualmente in edicola mette in copertina Ritchie Blackmore, storico chitarrista dei Deep Purple del periodo glorioso. La scelta si è rivelata fonte di polemiche a non finire tra due visioni diverse del mondo chitarristico: da una parte, i sostenitori della presa d'atto che per la chitarra sono periodi grami e che il materiale umano in circolazione non è paragonabile ai mostri sacri dell'elettrica. Dall'altra, coloro che pensano che oggi esistano chitarristi altrettanto bravi ed altamente tecnici e che criticano la rivista per essere "nostalgica" dei tempi andati. 

In mezzo sta la verità? Vediamo.

Avere nostalgia dei tempi andati non è un reato. Oggi il mondo della sei corde è in crisi, gli acquirenti mancano e le scuole di musica lamentano un allontanamento progressivo dei giovani dal conoscere questo strumento. Non possiamo far finta che questa situazione non sia figlia della scomparsa della chitarra dalle radio e dalla televisione. Gli artisti moderni relegano il chitarrista ad accompagnatore, la sua presenza nel mix è secondaria ed impercettibile. Ad oggi, estate 2020, nella classifica dei singoli più trasmessi non c'è un brano in cui sia chiaramente percepibile il suono di una chitarra. Questa settimana nella classifica degli album più venduti in Italia il primo disco rock risulta essere Whoosh!, ultima fatica dei Deep Purple (pensa tu...) ovviamente senza Blackmore (ma con un certo Steve Morse, per dire). Un pianto. Se un ragazzo non ascolta e non compra dischi in cui il chitarrista è protagonista, come farà ad innamorarsi di questo strumento?

Sarò abbastanza diretto: per me ha ragione Guitar Club a mettere in copertina ancora oggi Ritchie Blackmore. Sono una rivista, perchè dovrebbero mettere in copertina un nome sconosciuto? E soprattutto, se i nuovi chitarristi sono altrettanto bravi, come mai nessuno riesce a vendere qualche disco o ad uscire dalla nicchia? 

Guai infatti a pensare che chi resta nell'ombra sia per forza migliore e soprattutto è rischioso credere che il grande musicista lo è solo se a riconoscerlo tale sono altri musicisti. Van Halen è stato epocale perchè i chitarristi compravano i suoi dischi per ascoltarne le funambolie e chi non sapeva nulla di musica apprezzava quelle composizioni: il ruolo del musicista è anche saper parlare a tutti, non solo a quei pochi che suonano il suo strumento. Il ruolo del chitarrista dovrebbe essere quello di saper scrivere una bella canzone e, se possibile, suonarla nella maniera migliore possibile. 

I vari Hendrix, Blackmore, Page e via discorrendo hanno addirittura fatto l'impossibile: scrivere canzoni con riff ed assoli epocali e quelle canzoni erano belle! 

Conosco anche io dei nomi di chitarristi contemporanei che seguo con ammirazione e passione, ma è indubbio che il livello delle loro composizioni non può essere paragonato alla bellezza di una "Back in black" o di una "Money" dei Pink Floyd, quest'ultima un ascolto godibile che contiene un assolo di Gilmour con pochi pari. 

Dunque, ben vengano nuovi e grandi chitarristi, ne abbiamo un bisogno disperato. Per ora, però, la vecchia scuola resta (chissà per quanto) imbattibile. 

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