E' tutto assurdo

Non è detto che si debba parlare solo di musica, di libri o di America (sì, per me risulta difficile chiamarli Stati Uniti, il sogno resta il sogno americano). Adesso è il tempo anche di parlare di noi, di cosa accade in questo presente così tormentato, così assurdo.

Diciamocelo, è tutto assurdo, sembra un incubo. Mi avessero mai detto che avrei assistito al blocco totale dell'Occidente per colpa di una pandemia nata da un pipistrello e poi passata all'uomo, sarei esploso in una grossa risata. Tra l'altro, l'avete capito bene anche dai gusti personali: non metto nemmeno al primo posto delle mie preferenze gli horror, quindi...

Invece siamo qui, costretti in casa e se non in casa dentro un ufficio senza poterci avvicinare più di tanto, in coda davanti ad un supermercato con le mascherine che ci allontanano ancora di più. Non ci farà bene tutta questa distanza, non dobbiamo abituarci a non darci una bella pacca sulle spalle. Siamo italiani, siamo famosi per il nostro gesticolare, siamo espansivi. E' tutto assurdo. 

Certo, in tutte le vicende drammatiche c'è sempre un piccolo e sottile residuo di positività. Mi sono avvicinato alla libreria ed ho riscoperto dei libri che non avevo letto, comprati e poi dimenticati non si sa perché ed ora me li sto leggendo con calma olimpica. Forse andrò a scovare anche la raccolta di poesie di Dylan Thomas, saranno dieci anni che non metto il naso tra quelle pagine. 

Ma è tutto assurdo, siamo sinceri. Non abbiamo ancora una spiegazione scientifica certa su cosa sia questo COVID-19. Per qualcuno è stato un raffreddore, un altro più sfortunato se lo è portato via, un altro ancora ne è portatore senza alcun sintomo. E la soluzione - giusta, per carità - è quella di interrompere la catena standosene a casa, che è una prigione, lo sappiamo tutti. La prima settimana riprendi i tuoi ritmi, sembrano i tempi dell'Università, ti puoi gestire, puoi crearti la tua giornata ideale. Dopo i primi sette giorni, ecco che manca la passeggiata al parco, il cappuccino al bar, la passeggiata in libreria (che poi, poveri librai, da anni una forte concorrenza gli proveniva dalle edicole che adesso restano aperte, quindi al danno si somma la beffa). 

Ho fatto una playlist di oltre 100 brani, credo di essere andato a scovare nel rock americano più sconosciuto, ma non la ascolto troppo, ci sono brani che toccano l'anima. E poi non volevo parlare di musica in questo pezzo. Mi girava in testa da tempo da chiedervi se lo leggete questo blog, perché ogni tanto ho bisogno di ricevere una domanda o un commento. Poi però approfondisco e leggo che i blog sono in crisi e che, pur se alcuni lettori resistono, l'interazione non c'è. 

Ieri mi è capitato di leggere un'analisi strana. Credevo - quante cose non sappiamo realmente - che in questi giorni una realtà come Spotify fosse oberata di ascolti, addirittura che potesse andare in tilt per i troppi accessi. Invece i dati riportano di una flessione degli ascolti di quasi il 15%. Se è vero che sono aumentati i video guardati su youtube, non mi aspettavo che le persone non ascoltassero la musica in questo momento. Direte: ma se ci hai appena detto che non ascolti nemmeno la tua di playlist! Rispondo io: ascolto tante altre cose, sorvolo canzoni belle pregne di significati perchè il cuore non regge tutto...
Insomma, in questi giorni di divano, letto e cucina la musica non la ascoltate. 

Chi sa tutto ha scritto che la musica su Spotify la si ascolta nel tragitto casa-lavoro ed adesso che questa routine è sospesa.... Un diversivo insomma, un sottofondo. 

E' tutto assurdo

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