Un 2019 ancora sotto la media

In tempi nei quali le riviste digitali di musica proclamano le classifiche sui "the best" dell'ormai salutato 2019, mi sento di alzare un canto fuori dal coro: il 2019 non è stato un buon anno, almeno per quanto riguarda la musica di cui si tratta in questo blog. Tante uscite, è vero, tipico della bulimia discografica che da almeno 15 anni stiamo vivendo: sappiamo bene che i dischi non si vendono e che con l'avvento dei digital store è sin troppo semplice per le etichette dare in pasto tutti i giorni nuovo materiale. 

Purtroppo i prodotti non sempre sono all'altezza delle aspettative. C'è da dire che l'anno ha visto anche la (paradossale) censura nei confronti di Ryan Adams, accusato di "molestie psicologiche" da parte dell'ex moglie di altre amanti, che ha subito l'arresto da parte della sua etichetta del disco pronto per l'uscita. Lungi da qualsiasi commento sulla vicenda giudiziaria - non siamo mica un tribunale - va ricordato che se dovessimo boicottare i dischi di alcuni artisti ragionando dal punto di vista del diritto amministrativo, civile o penale, la musica avrebbe perso delle opere irreplicabili. Su tutti, ricordiamo le visite periodiche di James Brown nei penitenziari d'America. 

Considerato dunque che il disco di Adams era molto atteso - almeno dal sottoscritto - possiamo consolarci con un Van Morrison in ottima forma: il suo Three Chords and the Truth è un lavoro ispirato, bellissimo nella scrittura, nell'interpretazione e nei suoni. 

Altrettanto convincente è stato We get by di Mavis Staples, stavolta affidatasi alla regia ed alla penna di Ben Harper. La coppia Staples/Harper ci presentato un lavoro nel solco della tradizione blues, rispettoso del glorioso passato della Staples, toccando anche tematiche sociali importanti. 

Tra le conferme, come non citare Signs della Tedeschi Trucks Band, sempre più raffinati e sempre più convincenti. 

Fa piacere inoltre sottolineare il debutto della Allman Betts Band. Down on the river è un bel disco, ottimamente suonato e con idee precise: sarà anche southern rock direttamente ereditato dalla storia dei padri, ma suona dannatamente bene. "Autumn breeze" è probabilmente la canzone dell'anno, o comunque bluespaper  la incorona così. Bella la conferma, anzi la crescita, dei The Magpie Salute, in ottima forma con High Water II. Purtroppo, la reunion dei The Black Crowes, o meglio dei soli fratelli Robinson (anche qui, astensione da qualsiasi commento), pone pesanti interrogativi sul futuro della band. Un'altra band che ha fatto il salto di qualità sono stati gli Whiskey Myers: il loro album omonimo finalmente non si vergogna di suonare Lynyrd Skynyrd, le chitarre ci danno dentro e certi passaggi a vuoto dei lavori precedenti sono stati archiviati. 

Queste sono le note positive del 2019. Oggettivamente poche, ma bisogna essere realisti in un periodo in cui le classifiche sono dominate da trap e derivati e c'è poco spazio per la musica suonata. Sospendo qualsiasi giudizio su Western Stars di Bruce Springsteen, molto dibattuto, criticato da tanti e lodato da altrettanti. E' una proposta musicale molto lontana dalla musica di cui si tratta in questo blog, quindi ha poco senso addentrarsi nella discussione. Lo stesso dicasi per Nick Cave & the Bad Seeds.

Speriamo dunque in un 2020 che ha già degli appuntamenti interessanti: il nuovo lavoro degli Stone Temple Pilots (qui potete trovare maggiori info http://bluespaper.blogspot.com/2019/12/nuovo-disco-in-arrivo-per-gli-stone.html) in uscita il 7 Febbraio e quello dei Pearl Jam, atteso almeno entro Giugno. Sono in studio anche i The Allman Betts Band per dare seguito al bel debutto. 

Buon anno!

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