I 10 dischi di chitarristi che mi hanno maggiormente influenzato

Da buon chitarrista, alcuni dischi sono stati il mio pane quotidiano nello studio della chitarra. Ne ho scelti 10, quelli che mi hanno impressionato così tanto da farmi passare giorni e notti intere a comprenderne passaggi, tecnica, feeling ed idee. 

Jimi Hendrix - Axis: Bold as love 
Personalmente, faccio difficoltà a scegliere tra i 3 dischi "originali" che costituiscono la discografia di Hendrix. Li ascolto ancora con stupore ed ammirazione, contemplando forse il più grande chitarrista sinora venuto al mondo. Dovendo scegliere però, in Axis:Bold as love c'è un incontro magico di suoni, feeling e scrittura che da sempre mi emoziona; per me, qui c'è Hendrix al suo livello stratosferico. Commuove in "Little Wing" e, personalmente, lo trovo sbalorditivo in "Bold as love", dove si produce in un assolo pazzesco per intensità, passione e modernità. Ascoltatelo oggi, sembra registrato poche ore fa. Era il 1967. 



Eric Clapton - From the cradle
Metà anni Novanta. Il mio insegnante di chitarra nota la mia forte curiosità per il blues, nonostante sul mio lettore girassero quasi esclusivamente dischi di rock ed hard rock. Mi consiglia di comprarmi un disco appena uscito, From the cradle di Eric Clapton. Un po' scettico corro ad acquistare il cd ed è amore a prima vista. Il concetto del disco è semplice: Clapton, aiutato da una band di fantastici turnisti, coverizza alcune dei più importanti standard blues, pescando dal repertorio di Willie Dixon ("Hoochie Coochie Man"), Eddie Boyd ("Five Long Years") e tanti altri, quasi tutti compresi tra gli anni Venti ed i Quaranta. E Ludovico aveva ragione: un disco fondamentale per imparare a suonare il blues. 



Pearl Jam - Live on two legs
Lui si chiama Mike McCready ed è probabilmente la motivazione più convincente per la quale mi innamoro della chitarra elettrica e, più precisamente, per la chitarra solista. "Lui" è il chitarrista solista dei Pearl Jam, che quando inizio a suonare hanno già dato alle stampe Ten, un disco epocale. Nell'autunno del 1998, con già quattro (stupendi) dischi all'attivo, i 5 di Seattle pubblicano il loro primo live ufficiale, Live on two legs. Il disco si compone di 16 canzoni interamente registrate dal vivo, e McCready è assolutamente fantastico in almeno 3 tracce, tra cui un assolo follemente bello in "Corduroy" ed uno strappalacrime in "Black", mai così intensa e struggente. Grazie, Mike!



Stevie Ray Vaughan - Texas Flood
Non sono stato l'unico, non sarò l'ultimo ad essere folgorato da Stevie Ray Vaughan. Suono possente, velocità, stilettate blues, assoli infuocati, note tirate al massimo, Vaughan era una furia con la sua Stratocaster ed il suo Overdrive Ibanez TS-9. Tutto Texas Flood è un esempio magistrale dell'eredità di Hendrix tradotta nella lingua di un ragazzo di Austin, Texas che ha un amore viscerale per il blues. E se "Pride and Joy" è la più citata, la cover della famosa "Mary had a little lamb" di Buddy Guy gira nella mia testa, un incrocio perfetto tra stile blues e feeling pazzesco. Stevie rendeva facili anche i passaggi più complessi. Gran parte dell'inverno del 1999 l'ho passato a studiare sui libri per l'Università e poi prendermi lunghe pause su "Pride and Joy". Ovviamente, con risultati terribilmente lontani dall'originale. 



Kenny Wayne Shepherd - Trouble is
Perfettamente nello stile di Vaughan, con un pizzico di cattiveria in più e con un uso spropositato del pedale wha wha - questo direttamente preso da Hendrix - Kenny Wayne Shepherd entra nelle mie preferenze con Trouble is, il suo secondo disco. Mi affascina subito per un suono blues/rock deciso, aggressivo e vintage e per delle composizioni orecchiabili. Tra tutti e 10 i dischi che presento in questo post, non ho problemi a dire che è forse l'album sopra il quale ho suonato di più, perchè pur presentando riff intuitivi ed accordi tradizionali, ha un "tiro" pauroso ed è la sintesi di tutti i chitarristi che preferisco. 




U2 - Achtung Baby
Rido - e mi arrabbio - quando ascolto qualcuno che critica di The Edge. Probabilmente il chitarrista degli U2 passerà alla storia come uno dei più divisivi, perchè non ha mai fatto sfoggio di grande tecnica ed è stato sempre al servizio delle (bellissime) canzoni degli U2. Per il sottoscritto, The Edge è stato uno dei primi amori. La sua chitarra taglia il suono come una lama, entra tra la voce di Bono e la sezioni ritmica con una precisione ed un suono - ricercatissimo - che è unico. Presi una sbornia musicale per questo disco, lo ascoltavo per giorni interi, rapito dal crescendo epico di "Ultra Violet" e soprattutto dall'assolo lancinante di "The Fly". A proposito, quest'ultimo va inserito nella classifica degli assoli più belli di sempre. Non siete d'accordo? Rido...

Jeff Beck - Blow by blow

Nel 2003 entro nel periodo jazz/fusion. D'altronde, tutta quella passione per il blues doveva per forza sfogarsi in qualche modo e crescere. Blow by blow diventa una delle mie ossessioni preferite. Qui Beck è probabilmente nella sua forma migliore, la scrittura delle canzoni è a livelli altissimi tra funk, jazz e fusion e lui...bhè, non ci sono aggettivi. Ricordo sere intere passate a studiare, nota per nota, "You know what I mean" e soprattutto "Cause we've ended as lovers"...ma come ha fatto?






Dire Straits - Money for nothing
Prima ancora dei Pearl Jam e di Hendrix, nella mia camera suonava senza interruzione Money for nothing, raccolta dei maggiori successi dei Dire Straits e, diciamocela tutta, summa del talento di Marck Knopfler, uno dei pochi chitarristi che mi portano al pianto. Su tutte, due canzoni leggendarie con due assoli che...trovate poi le parole: "Tunnel of love" ed ovviamente "Sultans of swings", tra l'altro il primo assolo che ho imparato nella vita (con sofferenze indicibili).


Eric Gales Band - Pictures of a thousand faces
Quando mi chiedono chi può oggi raccogliere l'eredità di Hendrix, il primo nome che mi viene in mente è Eric Gales. Gales viene da Memphis, Tennessee, e già adolescente forma la sua prima band, appunto la Eric Gales Band. Nel 1993 pubblica Pictures of a thousand faces, 54 minuti di tripudio chitarristico a metà tra hard rock e blues, con un unico protagonista assoluto. Gales sarà anche terribilmente prolisso e sfacciatamente protagonista in tutto il disco, ma l'assolo al fulmicotone di "God only knows" oppure i riffoni di "Paralyzed" sono per me aria fresca, vitale. Sfacciato sì, ma con un talento spropositato. Il buon Bonamassa, annus domini 2019, lo reputa il miglior chitarrista blues al mondo. Per dire...


The Black Crowes - Amorica
Un riff blues sincopato, un ritmo quasi mariachi, una chitarra che entra ed esce dalle casse come burro caldo. Amorica dei Black Crowes inizia così, con "Gone", un brano dannatamente erotico e visionario. Alla chitarra solista un certo Marc Ford, uno che di blues/rock ne ha masticato sin da piccolo. A pagina due del booklet posa con una fiammante Gibson 335 rossa e per tutto il disco alterna riffoni blues ed assoli hard/blues che è uno spettacolo. Non sapevo nemmeno chi fosse lui al momento dell'infatuazione per i Corvi Neri. Oggi, quasi 20 anni dopo, sul letto staziona una Gibson 335 rossa fiammante... 

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