Kandinskji, la storia di una rock band di provincia

Se non sei nel web non esisti. Paradossalmente, se esisti nel web potresti non esserci più nella realtà. La foto che vedete è stata scattata 12 anni fa, nell'annus domini 2007. Ritrae 4 ragazzi di circa di circa 28/30 anni all'interno della sala prove, intenti a suonare. Quello in primo piano con la chitarra in mano sono io. Gli altri, per rispetto della privacy, sono S alla voce, M al basso ed R alla batteria. Tutti e quattro insieme eravamo i Kandinskji. 

Questo racconto nasce nel 2004. Io, bassista e batterista suoniamo insieme già dal 2001, precisamente da una band che prende il nome di Slash Diesel. Quella formazione nasce a 5, con due chitarre ed una voce femminile, poi diventa a 4. Ma soprattutto, quella formazione aveva una caratteristica peculiare, cioè proporre quasi esclusivamente musica inedita. Il 26 Marzo del 2003 arriviamo alle semifinali di Emergenza Rock nazionale, che si tengono a Bologna, precisamente al Giostrà. Veniamo eliminati. Forse ce lo meritiamo, è però vero che siamo l'unico gruppo non bolognese della serata, che la classifica viene dettata dall'applausometro e che nonostante questo ci classifichiamo terzi. Però, siamo eliminati. 

Tre mesi dopo la semifinale ci ritroviamo a cena ad Ancona e decretiamo la fine degli Slash Diesel. Due di noi si stavano per laureare, non era il momento giusto per proseguire un percorso che ci sembrava terminato. A distanza di 1 anno, noi 3 conosciamo una brava cantante del nostro territorio. La voglia di ricominciare è dovuta al fatto che, nel tempo in cui non abbiamo suonato insieme, comunque ci siamo frequentati e siamo diventati amici. Con l'arrivo della nuova cantante siamo pronti a ricominciare e decidiamo di preparare un repertorio di cover, perché vogliamo suonare nei locali. Facciamo grunge: Soundgarden, Alice in Chains. Poi ci apriamo, ovviamente, a voci femminili, trasformando qualche pezzo di Elisa, scegliendo tra Cranberries, Sheryl Crow, Juliette Lewis (che tempi!), Skunk Anansie. Giriamo nei locali di Marche ed Umbria con intensità. Siamo bravi e non è una mia percezione, ma è il giudizio di chi ci fa suonare e di chi, senza conoscerci, ci viene ad ascoltare. Ricordo, era l'Ottobre del 2007, una serata fantastica al Donegal di Ancona, un pub storico del capoluogo marchigiano che ospita da sempre numerosi live. Ebbene, il pubblico ascoltava anche da fuori il locale, le persone arrivavano sino a toccare gli strumenti musicali. E' stato lo zenit di un percorso, la sublimazione di una band che aveva scelto il repertorio giusto nel momento giusto ed anche un'altra Italia, con tanti locali pronti ad ospitarti ed un pubblico ben predisposto. 

Una cosa che mi colpisce delle band musicali è che un attimo dopo che hai raggiunto il tuo obiettivo qualcosa muore. Noi volevamo arrivare a suonare in un luogo grande, davanti ad un pubblico esperto ed abituato alle band. Volevamo confrontarci anche con chi è musicista professionista, inseriti nel cartellone la data successiva il nostro concerto o quella precedente. Provata l'ebrezza di un palco professionale, testata l'agitazione per una data importante ed il cuore che batte nelle prime 3 canzoni, tutto il resto è diventato troppo poco. Troppo poco il bar sotto casa; troppo scontato il piccolo contest nel paesino. 

Dopo tre mesi da quell'evento eravamo sul palco di un Teatro completamente pieno in ogni ordine di posti, per festeggiare i 20 anni di una importante band locale. Abbiamo suonato divinamente. Un mese dopo, in un concerto all'interno di uno chalet estivo inserito nei giardini pubblici della città il primo litigio serio: il bassista sostiene che il suo suono non usciva dalle casse. Nel dirlo, utilizzò un tono inusuale, presuntuoso, egocentrico. Lui che era sempre un passo indietro, lui che all'inizio avrebbe voluto scomparire dal palco. La data successiva dovevamo montare il palco da soli, come ci era capitato altre volte. Ci abbiamo messo almeno tre ore. Siamo saliti sul palco , abbiamo fatto 10 canzoni delle 20 preventivate perchè praticamente non c'era nessuno ad ascoltarci. La cantante si è lamentata per tutto il tempo del fatto che non si sentisse la sua voce nè sul palco nè all'esterno. Poi ha pronunciato queste parole "Io non posso permettere queste cose". Un secondo dopo aver ascoltato queste parole, ci siamo sciolti. Ed era l'unica possibile soluzione da prendere. Non ci odiavamo, ma avevamo ancora negli occhi quella serata importante e paragonabile a ciò c'erano solo palchi in grandi locali di grandi città e noi non potevamo inserirci in quel circolo vizioso. 

La reazione di S - come quella precedente di M - non è stata volontaria, bensì inevitabile ed anche comprensibile. Una delle frase che in maniera ricorrente mi invadono il cervello è "ci siamo suonati addosso", cioè abbiamo suonato talmente tanto insieme che ormai manca quella scintilla, quella sfida continua che ti permette di andare avanti. 

Ci sarebbe stata la possibilità di continuare? A mio avviso si, ma non avevo l'esperienza per proporla. La soluzione era ricominciare da zero, cancellare l'intero repertorio e scegliere altre 25 canzoni per ricominciare; forse anche darsi un nuovo obiettivo - un solo grande concerto all'anno, una serie di canzoni tecnicamente complesse per mettersi alla prova - per rimettere in moto prima di tutto la nostra voglia di suonare. 

Incredibile a dirsi, a distanza di 11 anni dallo scioglimento, nessuno di noi si parla più con l'altro volutamente. Si, abbiamo litigato gli uni con gli altri, non ci sopportiamo più, non siamo amici su Facebook, ci siamo sposati ma ai rispettivi matrimoni non c'eravamo e non siamo stati invitati. Non era vera amicizia, evidentemente. E soprattutto eravamo ancora giovani e non siamo riusciti a dare il giusto ruolo alla musica. Incredibile: quando lavoravamo a testa bassa per costruire il repertorio abbondavamo in umiltà e perplessità. Al momento dello scioglimento dovevamo avere il volume più alto di tutti, la location giusta ed il pubblico predisposto. 

I Kandinskji si sono sciolti 11 anni fa. Eppure ogni tanto qualche amico di vecchia data se ne esce con "Ti ricordi quella serata ad Ancona quando avete riempito il Donegal?". Che magone. Non abbiamo fatto in tempo ad avere una pagina su Facebook nè un account Instagram. Pertanto, non siamo mai esistiti. 

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