Daryl Sanders - Un sottile, selvaggio suono mercuriale

Chi ama il rock in tutte le sue variegate e multiformi sfaccettature di solito venera alcuni dischi considerandoli come opere d'arte che, da sole, dimostrano come in alcuni momenti la musica si sia elevata a livelli impensabili. Parliamo di The dark side of the moon dei Pink Floyd piuttosto che IV dei Led Zeppelin, ma la lista potrebbe continuare con Freak Out! di Frank Zappa con i suoi The Mothers of Inventios, White Album dei Beatles, per arrivare obbligatoriamente a Blonde on Blonde di Bob Dylan. 

Si, obbligatoriamente, perchè Blonde on Blonde ha rappresentato per la musica e soprattutto per il rock americano - ma non solo - il punto di svolta ed il faro che ha illuminato la strada. 

Molto è stato già scritto su questo doppio album, ma di certo il libro di Daryl Sanders, giornalista di Nashville considerato uno dei più grandi esperti di musica americana, potrebbe rappresentare il documento più approfondo - e quindi definitivo - pubblicato sul disco epocale del 1966. 

Un sottile, selvaggio suono mercuriale è già dal titolo perfettamente sintonizzato con la ricerca di quel suono perfetto che Dylan sostiene, nella sua lunga carriera, di aver realmente raggiunto solo con Blonde on Blonde. Sanders, con una dovizia di particolari che lascia esterrefatti, ci conduce all'interno dei Columbia Studios di Nashville dove un Dylan perfezionista ed ispirato, accompagnato da una band, The Band, in stato di grazia, partorisce un'opera epocale sia dal punto di vista lirico, sia per quanto concerne la ricercatezza del suono. 

Se infatti non abbiamo mai avuto dubbi sul livello clamoroso di scrittura di canzoni come "Visions of Johanna" o "I want you" (e chi potrebbe?), poco sapevamo sul lavoro in studio che ha portato alla costruzione delle canzoni. Perchè sì, Blonde on Blonde è anche uno zenit sonoro, il raggiungimento di quel suono - mercuriale per dirla alla Dylan - che è la somma di una stratificazione di chitarre, organo e pianoforte e di una sezione ritmica il costante movimento. Un suono che, per la prima volta, definisce un genere, quel rock americano che poi si è evoluto ed ha vissuto anche di luce propria, ma che "in nuce" risiede nel lavoro maniacale di Dylan e dei suoi musicisti.

Un libro esaltante per chi ama quel disco, questo grande artista ed anche per chi vuole comprendere dal di dentro la nascita di un disco epocale.  


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