I Dirty Guv’nash continuano ad essere uno dei segreti meglio
custoditi della musica americana. Giunti al quarto lavoro nella lunga distanza,
Hearts on Fire conferma tutti i punti di forza messi in luce in anni di
onorato servizio, ma forse nemmeno questo basterà per avere un po’ di
visibilità al di fuori del midwest e del southeast.
Il sestetto di Knoxville (Tennessee)
prosegue in maniera convinta con la sua proposta musicale a cavallo tra rock sudista (attenzione, da
non confondersi con Southern Rock) ed una chiara influenza blues, che li
inserisce all’interno del filone del rock tradizionale americano, ma con uno
sguardo più particolare.
Per Hearts on fire la formula non cambia, ed
anche il livello delle composizioni si mantiene alto, con qualche sorpresa in
più: “Where we stand” con i suoi hand-claps propone un crescendo che esplode in un
tripudio rock, “Ever start to wonder” pesca a piene mani dalle parti dei
Jefferson Airplane. Stavolta si lanciano in una possibile hit da classifica
come “Morning Light”, la cui melodia è trascinante, ma è con le ballad che,
ancora una volta, alzano la media del disco.
“Dear Jamie” nasconde una torbida storia dietro una melodia
cristallina, ma è soprattutto “Someone to love” a creare dipendenza, con un
solo slide lunghissimo nel finale che si intreccia con cori sudisti, chitarre
elettriche imbizzarrite ed un organo sempre presente, vero protagonista del
disco.
Non manca nulla ai Dirty Guv’nash per puntare in alto, ma
egoisticamente la speranza è che questa purezza musicale non venga scalfita da
necessità di classifica. E’ difficile trovare, nel 2015, band che suonino con
questa leggerezza, con un occhio bello puntato alla tradizione ed un altro a
costruire canzoni. Ed ecco allora, definitivamente, il loro punto di forza: i DG hanno le canzoni, molti
altri no.
Questo me lo compro assolutamente ! :)
RispondiEliminaGrande gruppo Nick, grande gruppo....non ti consiglio nemmeno un disco rispetto ad un altro, qualunque peschi va bene :-)
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