L'era Grunge. Vista da chi a Seattle c'è stato.

Giuseppe Videtti in un articolo pubblicato ne La Repubblica di domenica 10 Giugno http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/06/10/grunge-quando-seattle-salvo-il-mondo.html ha cercato di ricostruire, in una pagina, l'epopea Grunge. Citazioni di Jeff Ament e  Kim Thayil a parte, noto che ciclicamente il grunge ritorna nelle pagine dei quotidiani, per diverse motivazioni. Innanzitutto, il mito postumo di Kurt Cobain continua ad alimentarsi,  secondo un clichè ormai usuale nella musica contemporanea. Poi, il grunge è stato il fenomeno più facilmente fotografabile di una intera generazione di rock. Apparentemente, se ne conosce il disco di avvio (Nevermind dei Nirvana) e quello che ne avrebbe decretato la fine dei giochi (Vitalogy dei Pearl Jam). Il tutto si è sviluppato in un'unica città, Seattle, il che rende facile una inchiesta giornalistica. E poi, diciamolo chiaramente, per un certo periodo di tempo negli Stati Uniti ed in Inghilterra, come ebbe a dire Eddie Vedder in una intervista “Anche Babbo Natale vestiva grunge”.
Con tutte queste peculiarità sembrerebbe semplice dare una descrizione di un fenomeno che, a mio avviso, è stato molto più complesso. E' vero, Seattle è sinonimo di grunge. Verità innegabile perchè la Sub – Pop, che ha dato luce al movimento underground della Emerald City mettendo sotto contratto Nirvana e Green River, per dirne due a caso, aveva la propria sede nel centro città, poco distante dallo Space Needle. Nella mia vacanza a Seattle del 2008 visitai ilo negozio di dischi che si affaccia sul celeberrino Pike Market, ed il proprietario non esitò a spiegarmi che lì passavano a comprare i dischi Jerry Cantrell e Chris Cornell. Decisi tra l'altro, per festeggiare l'evento e preso dall'emozione, di comprarmi un disco dei Tad. Cento metri più avanti c'è Emerald Guitar, il negozio di chitarre e effetti vari che ancora oggi cura il set di Mike McCready dei Pearl Jam. Ok, è inconfutabile, Seattle è il grunge. Ma lo è in nuce, e tutto il movimento non si è fermato nella capitale dello stato di Washington. Gli Screaming Trees, che forse molto più di altri hanno incarnato lo spirito del movimento, nacquero in un pesino desolato vicino Tacoma, sempre Washington State ma distante dalla capitale. Così come gli Stone Temple Pilots, criticatissimi per essere considerati dei cloni in provetta con un pizzico di Jane's Addiction in più, provenivano da San Diego. E tante altre band che non sarebbe giusto definire post-grunge, perchè proprio in quegli anni hanno rappresentato la spinta propulsiva di un intero genere musicale. I Seven Mary Tree dalla Virginia, i Live dalla Pennsylvania ma anche i Bush addirittura dall'Inghilterra (ma con base in California).
Mi si dirà: non avevano originalità. Confuto questa tesi evidenziando che ci hanno lasciato importanti canzoni (nelle compilation grunge degli ultimi periodi non vengono mai omessi) e sono stati la grande dimostrazione che non si è trattato di una meteora in una sola città. Troppo semplicistico.

Il grunge poi è per definizione sfuggente, difficile da inquadrare anche solo musicalmente. Cosa hanno in comune i post-metallari Alice in Chains ed i grezzi Nirvana? La band di Layne Staley apriva i concerti dei Metallica e non ha mai negato le sue influenze heavy, mentre Kurt saliva sul palco sbeffeggiando il movimento metal. Ricordo un  Lollapalooza di fine anni '90 nel quale Scott Weiland, cantante degli Stone Temple Pilots, si presentò sul palco con un water, si tolse i pantaloni e microfono alla bocca pronunziò la fatidica frase “We're Judas Priest”. I quali, per la cronaca, non gradirono l'affronto. I Soundgarden ed i Pearl Jam sono amici da sempre, ma dischi come Superunknown e Badmotorfinger collidono con il mainstream di Ten, che è un inno generazionale rock e che rimarrà come una delle pietre miliari degli ultimi 50 anni di musica, al pari di dischi che col grunge proprio non c'entrano nulla.
Semmai il vero grunge, inteso come chitarre taglienti, testi depressivi, ritmo incalzante ed una certa facilità di incollarsi alla mente, è rintracciabile nel bellissimo Sweet Oblivion degli Screaming Trees oppure, opera omnia, nell'esordio dei Mad Season. Ma a chi viene in mente di ricordare i Mad Season? Due di loro sono morti (il grande Layne Staley, voce anche degli Alice in Chains) ed il bassista Saunders. McCReady resta alle cronache come chitarra solista dei Pearl Jam, mentre Barrett Martin è letteralmente scomparso dai palchi (forse il miglior batterista grunge del lotto).

C'è un qualcosa di tipicamente anni '70 in questa musica. La propensione al supergruppo, alle collaborazioni, alle ospitate amichevoli. I Temple of the dog nacquero come elegia funebre per Andy Wood, rimpianto cantante dei Mother Love Bone, dai quali tutto partì ma i quali non riuscirono a vedere un loro disco stampato mentre ancora erano in vita. Se “Apple” (così avrebbe dovuto chiamarsi il loro esordio) avesse visto la luce nei tempi stabiliti dalla Geffen, il grunge avrebbe preso un'altra piega agli occhi degli appassionati ma soprattutto dei giornalisti. Perchè i Mother Love Bone erano il glam che incontrava l'hard, un po' Queen un po' Aerosmith. I predecessori dei Pearl Jam, non perchè questi ultimi fossero un pasticcio di influenze,ma perchè le due menti Gossard ed Ament ne erano i punti fermi.
Invece per ricordare il cantante dei Mother Love Bone morto di overdose, Cornell si inventa una fuga in un'altra band, metà Soundgarden metà Pearl Jam. E quel disco (Temple of the dog, appunto) non suona grunge, ma dannatamente rock, da far strappare i capelli.
Gli stessi membri degli Stone Temple Pilots hanno avuto band parallele, quali i Talk Show (quartetto molto più pop che rock), Velvet Revolver, Army of Anyone.

La scena fuori da Seattle, ad un certo punto, è diventata più importante di quella della città fondatrice. Da Chicago gli Smashing Pumpkins si misero a scalare le classifiche con una formula molto Nirvaniana nel contenuto, mentre a Cincinnati (onesta micro-metropoli dell'Ohio) era già nato un gruppo che sarebbe stato il grande talento nascosto dell'intero lotto: gli Afghan Whigs.
Nella band di Greg Dulli esisteva il germe vero della musica alternativa: la contaminazione con stile. Sempre di  hard rock si parla, ma i testi ricercati  e particolari ed il pathos del quartetto rimangono ancora oggi lo zenit degli anni '90. Gentleman è un disco che ho divorato, e quando mi riuscì di fare una scalo lungo a Cincinnati notai come quella città era la fotocopia esatta di questa grande band. Nella loro cecità i giornalisti li definirono l'incontro tra il grunge ed il soul. Mai definizione fu più errata, e li costrinse sotto una etichetta fasulla per tutta la loro discografia.

Ancora più ad est, i Soul Asylum da Minneapolis non furono niente altro che una ulteriore maschera del genere, solo più ruvida, più abrasiva. Assursero alle cronache per Runaway Train (stupenda, immortale) ma soprattutto diedero alla luce un gioiello quale Let your dime light shine. Produzione Butch Vig, se non vi dice qualcosa.

Il grunge sono tante sfaccettature di una (non so più se unica) medaglia. I Presidents of United States of America, chi li ricorda? Strafottenti, ironici, punk. Ed i ritornelli power pop degli Weezer?
Anche quello era grunge, inutile relegarlo come una camicia di flanella ed una Doc Martens. Quello  è un abbigliamento americano, non uno stile della North West Coast. In certi giorni di Ottobre a New York si brama una camicia di flanella molto più che un bicchiere di acqua in una spiaggia di Acapulco.

Trovo molto approssimative certe descrizioni di Seattle come il regno della tristezza e dell'apatia. Seattle è una città vivissima ma fortemente a misura d'uomo, nonostante le dimensioni da metropoli. Ho soggiornato per un periodo relativamente importante (circa un mese) in un quartiere residenziale chiamato Ravenna, dal quale downtown sembrano degli aghi alti infilati su un mare verde di seta. Quando si vive a Seattle a tutto si può pensare, tranne che il nichilismo possa esserne il tratto distintivo. Le auto vagano lentamente nei grandi viali pieni di saliscendi perennemente verdi, mentre ci si confonde tra i tanti laghetti ed il mare che si incanala verso l'interno. Quando esce il sole tutti a fare sport, a qualsiasi ora del giorno. No, non c'è la minima probabilità che sia stata la città ad influenzare quel tipo di musica.
Semmai è stata una generazione, al di fuori della geografia, a reagire ai terribili anni ottanta. Cobain  odiava quella decade, così come la odia ancora oggi Eddie Vedder, reputandola il luogo dell'effimero e del superfluo. 

Tutti, a cavallo tra il 1992 ed il 1996 ed al di fuori di Seattle, sono stati grunge. Monster dei R.E.M. è stato registrato con l'intento di rendere i suoni ruvidi, scarni, essenziali. I Def Leppard, icone di quegli anni ottanta tanto odiati, provarono a lasciarsi influenzare per un paio di dischi, scoprendo che i loro fans si stavano velocemente dileguando. One hot minute? dei Red Hot Chili Peppers suona diversissimo dai loro lavori precedenti ed anche da quelli che verranno. Addirittura Tom Petty si adegua al suono, mentre Neil Young, di cui tutti bene o male si sono dichiarati figliocci, rende omaggio definitivo al genere registrando un intero disco con i Pearl Jam:  Mirrorball.

Se alcuni vedono in Down on the upside dei Soundgarden la parola fine al movimento (1996), penso che l'errore di fondo sia quello di forzare i tempi e cercare sempre una data di inizio ed una di fine. Sono usciti molti dischi di artisti sparsi nel globo nei 15 anni successivi, ed echi di grunge sono più che mai presenti, con evidenza, in moltissimi album. Gli interpreti iniziali se ne sono distaccati, ma a ben vedere, cosa vuol dire registrare un disco grunge?
E' una attitudine, più che un insieme di note.
E' una idea, più che una sola città. Anche se Seattle vale una visita sempre e comunque.

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