La mia Top Ten dei chitarristi


La settimana scorsa ho postato la classifica dei 100 migliori chitarristi secondo Rolling Stone, un mega sondaggio effettuato all’inizio del nuovo millennio tra gli axemen più importanti da parte della rivista di musica più conosciuta al mondo.
Il risultato, l’ho scritto senza remore nel post, mi ha anche convinto. Però è ovvio che ogni chitarrista ha il suo star system di eroi della sei corde, e per nessuno di noi i riferimenti saranno gli stessi. Quindi, con grande umiltà ecco la mia Top Ten, incluse le mie personalissime motivazioni.

Jimi Hendrix
Non è che ci sia molto da aggiungere rispetto a quanto sia stato già detto e scritto. E’ (quasi) sempre al primo posto perché ha unito indissolubilmente tutte le grandi doti che un chitarrista deve avere: gusto, feeling, suono da paura, grande scrittura delle canzoni, riff eterni e potrei continuare all’infinito. Fatto sta che “Little Wing” è suonata da un alieno.

Stevie Ray Vaughan
Intanto, l’unico possibile erede di Hendrix. Poi, un bluesman eccezionale con doti fuori luogo per il genere: velocissimo e con un approccio quasi hard. I suoi assoli sono sublimi e se non ha la delicatezza di Jimi mi ha sempre lasciato l’impressione che fosse un talento cristallino, uno di quelli che quelle cose le faceva anche con una chitarra da 100 euro. Non esiste la chitarra senza SRV.

B.B. King
Ho iniziato ad amarlo in ritardo. Prima, colpa della mia immaturità, mi sembrava che fosse lento e ripetitivo. Invece B.B. è forse l’unico chitarrista al mondo che io conosca che se provi a suonare una nota, quell’unica nota che lui mette nell’assolo, non ci riuscirai mai in quel modo. Feeling, questa la parola giusta, sarà la disperazione di uno che ha conosciuto la povertà, ma quel mood non lo rifai nemmeno dopo ore di studio. Una menzione in più per il suono più caldo mai sentito.

Eric Clapton
Clapton è il miglior prodotto scaturito da una somma diversa di addendi; è un bluesman, certamente, ma è anche un rocker, un sopraffino chitarrista acustico ed un eccellente sessionman senza sbavature (“Wonderful world” di Zucchero vi dice niente?). Qualche tempo fa mi sono cimentato in suo assolo, nota per nota…ebbene, non c’è una nota presa normalmente, tutte hanno un vibrato, un bending, una intonazione diversa. MOSTRO!!

Derek Trucks
Ma Derek Trucks esiste veramente? Non sono ancora riuscito a sentirgli un suono brutto, un assolo insignificante o un riff anonimo. E’ perfetto, ad ogni disco cresce a dismisura e poi due gambe ancorate alla tradizione che gli permettono di fare qualsiasi cosa. Ha ancora 50 anni di musica da fare, potrebbe diventare uno dei più grandi di sempre.

Billy Gibbons
Billy Gibbons mi ha ossessionato la vita. Ho rubato ai suoi assoli tanti di quei passaggi che se mi chiedesse un risarcimento avrei bisogno di un legale da qualche milione di euro. Un figo, sempre impeccabile sul palco, il rock/blues torrido del Texas con un suono che pettina le montagne. E poi, ha scritto “La Grange”, lui!

Mike McCready
Un po’ Hendrix, un po’ Stevie Ray Vaughan ed un po’ Ace Frehley (Kiss), Mike McCready è un chitarrista che riconosci alla prima nota: overdrive, wha ed andare. Se c’è una motivazione per la quale i Pearl Jam sono ancorati alla storia del rock’n’roll, quella motivazione è McCready. Da ascoltare, obbligatoriamente, il suo tributo a Jimi Hendrix in “Yellow Ledbetter”.

Marc Ford
Chi??? Il buon Ford ha prestato il suo talento alla fase migliore dei Black Crowes, quella del filotto “The Southern Harmony and Musical Companion”-“Amorica” e “Three snakes and one charm”. Dietro la chitarra aggressiva e riffona di Rich Robinson, ecco spuntare il rock’n’roll gorgheggiante di Ford, uno che sa unire gusto e tradizione come pochi. Il suo assolo in “Remedy” è il perfetto connubio tra southern rock ed anni ’90, un piede nella tradizione ed uno nell’impeto dell’urgenza sonora. Dopo i Black Crowes non si è perso, ed anzi ha sfornato chicche blues nascoste. A me, ricorda il talento (ed anche le vicissitudini) di Mick Taylor.

Kelly Joe Phelps
Un bluesman acustico, uno di quelli che ti strappano il cuore per non dartelo più indietro. Emozionante con la slide, sopraffino nel fingerpicking, evocativo negli assoli, sperimentatore nelle accordature, lo ascolto e mi chiedo: cosa fa? Dopo un po’ mi arrendo e mi godo l’ascolto, inutile capire il come. Eroe.

Robben Ford
Elegante, sopraffino, un chitarrista che passa in un battito di ciglia dalla fusion al blues al jazz, e che sperimenta canzoni di delicato pop/rock con quel suono (mio Dio, che suono!) che non ha paragoni. Visto dal vivo diverse volte, un altro extraterrestre.
   

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