Addio, Johnny

Ci lascia Johnny Winter. Un triste giorno per il blues, ma in generale un giorno di lutto per tutta la musica. Johnny Winter era un funambolo, uno di quelli che vedi per la prima volta su un palco e ti fa rimanere estasiato, senza parole. Quando ancora era agli albori della sua carriera diede alle stampe, annus domini 1969, un disco omonimo che conteneva una stupenda canzone, I'm yours and I'm hers che a risentirla oggi, alla bellezza di 45 anni di distanza, sembra suonata e registrata ieri. Roba da far impallidire uno come Kenny Wayne Shepherd, che in queste pagine ho sempre elogiato e che, per sua stessa ammissione, è un figlio musicale del grande Johnny.

Winter aveva infuocato Woodstock, salendo così alla ribalta delle cronache. Nonostante un talento fuori dal comune, non ha mai voluto recitare il ruolo del virtuoso, comparendo invece in una miriade di collaborazioni, sia come chitarrista che come produttore. Si è tolto lo sfizio in questo contesto di produrre ben tre dischi di Muddy Waters, ottenendo per ognuno di essi un Grammy Award.
Per non farsi mancare niente è riuscito anche nell'impresa di riunire in un disco due miti viventi quali Willie Dixon e Little Walter (in quel disco, per la cronaca, suonavano anche Tommy Shannon che supporterà poi col basso Stevie Ray Vaughan, ed il fratello di Johnny, Edgar, acclamato sassofonista).

Ennesimo esponente del blues texano, che tanti talenti ha donato al mondo della musica, si differenziava dal resto dei conterranei (lo stesso Stevie Ray Vaughan, Johnny Copeland, Clarence "Gatemouth" Brown, giusto per dirne i più significativi) per un magistrale uso dello slide. Questo, che sembra essere solo un particolare tecnico, denota il suo studio alla radice della materia, perché lo slide è roba da blues del Delta, da gente che dal Mississippi è salita su fino a Chicago, di certo non è da texani. E quindi, pur avendo la capacità di rendere facile ciò che era difficile, Winter amava i mid-tempo, non si lasciava andare a sfuriate, conosceva l'importanza della singola nota.

Se è mancato un qualcosa nella sua magnifica carriera, forse è stata non aver azzeccato nessuna hit da classifica da tramandare ai posteri, ed anzi essersi donato con tanta grazia a registrare cover bellissime, su tutte una Highway 61 Revisited da antologia. Ma a lui la fama, le classifiche ed i riconoscimenti non importavano ed a noi amanti del blues nemmeno.

Di lui restano tante bellissime performance ed anche, cosa non da poco, una Gibson Firebird che porta il suo nome. E di tributi la Gibson ne fa veramente pochi.

Ciao Johnny, continua ancora a darci dentro con quel bel cappello texano.

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