In ricordo di Neal Casal

Neal Casal se n'è andato il 26 Agosto scorso. Aveva prestato, in 25 anni di carriera, la sua chitarra ed il suo songwriting a tanti artisti: Shannon McNally, Ryan Adams, la Chris Robinson Brotherhood, gli Hard Working Americans (di cui era uno dei fondatori) ed ancora Robert Randolph, Tift Merritt e la lista potrebbe ancora continuare. Non bastasse, la sua carriera solista era prolifica, avendo all'attivo ben 12 dischi a proprio nome, gemme rare anche se - va detto - spesso dimenticate. 

In questo blog ho scritto di Neal Casal, perchè lo consideravo - e tutt'ora ovviamente lo considero - uno dei migliori chitarristi in circolazione. Casal preferiva l'anima alla tecnica, ma soprattutto aveva un gusto particolare per la nota giusta, il passaggio inatteso. Probabilmente il suo lavoro migliore è stato quello con la "fratellanza" di Chris Robinson, a briglia sciolta e sempre pronto a jammare. A me invece piace ricordare un disco che ho nel cuore, quel Easy Tiger di Ryan Adams & the Cardinals che mi fa battere ancora il cuore a distanza di 12 anni. Ascoltare, per credere, la versione live in studio che circola da qualche tempo di "Everybody knows". Se riuscite a non emozionarvi, questo blog non fa per voi. 

Non solo per la cronaca, Neal si è suicidato. Non solo per cronaca perchè il suicidio di Casal segue una scia di perdite che in questi anni stiamo contando nel mondo della musica, soprattutto quella di nicchia. Tutto ciò non può passare inosservato. Neal era preoccupato - lo scrivono anche suoi conoscenti italiani - dalla propria situazione economica. Eppure era un sessionman stimato ed aveva un posto fisso in ben due band "abbastanza" famose - la Chris Robinson Brotherhood e gli Hard Working Americans. Nonostante questo  e nonostante un'attività live intensissima, aveva problemi finanziari ed evidentemente iniziava a risentire di quanto la musica avesse condizionato la sua esistenza (nessuna famiglia, nessun figlio etc...). 

In queste brevi righe è - drammaticamente - riassunta la situazione della musica contemporanea. Se nessuno acquista più i dischi, se ascoltiamo quante volte vogliamo senza pagare, se ci pesano anche i 9,99 euro di Spotify, è palese che il sistema non si può sostenere. A farne le spese, principalmente, è la musica di nicchia, che non può vantare ascolti milionari (youtube paga una somma irrisoria ad ogni visualizzazione) o passaggi in radio commerciali. Sempre più spesso saremo costretti a dolerci per la fine di un mondo che fondamentalmente amiamo (cosa ci state a fare qui se pensate il contrario?). 

E' ovvio che i musicisti non sono impiegati bancari o titolari di supermercato ed avendo a che fare con l'arte, con l'anima e con l'ispirazione sono maggiormente esposti alla fragilità, al crollo ed alla frustrazione. L'arte si paga, o quantomeno si sostiene. Viceversa, possiamo comunque ritenerci parte del problema.

Di Neal ci rimangono canzoni e suoni indimenticabili. E' molto, ma poteva e doveva essere molto di più.  

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