Gary Clark Jr. - Blak and blu

Luglio 2013. Nell'aereo che da San Francisco riporta a casa me e mia moglie dal nostro viaggio di nozze mi rilasso ascoltando la playlist che British Airways propone. La scelta è interessante, i generi ci sono tutti ed il sottoscritto decide di rilassarsi con il blues. Tra gli album figura Blak and blu di un tal Gary Clark Jr.

L'artista di Austin non è per me uno sconosciuto, nel chiacchiericcio degli amici musicisti mi era stato fatto il suo nome soprattutto in considerazione della passione che nutro per Hendrix. Infatti sin dal suo esordio su etichetta indipendente datato 2005 (ma il disco è introvabile) a Gary Clark Jr. è stato affibbiato il pesante fardello dell'eredita Hendrixiana, una specie di etichetta che periodicamente viene utilizzata per vendere qualche disco in più o per rovinare qualche carriera promettente. Chi infatti può sostenere il peso di essere il nuovo Hendrix? Ma soprattutto, perchè ne dovremmo avere bisogno?

Insomma, fatta questa doverosa premessa, da qualche tempo ero incuriosito di ascoltare qualcosa del ragazzo Texano, ma anche impaurito dalla solita lagna per la quale, nella maggior parte, tutti vengono dipinti dalle case discografiche come fenomeni e poi al primo ascolto....
Gary Clark Jr. però mi colpisce sin dalla prima nota della prima canzone, quella "Ain't messin' round" che di Hendrixiano proprio non ha niente. Anzi, sembra di essere di fronte ad un brano della Stax, che fa muovere le anche in pista, adrenalinico quanto basta con la sezione fiati a farla da padrone. A metà canzone, eccolo l'assolo di Gary, bello e potente e soprattutto con un suono da paura. Urka!
Il lettore mp3 dell'aereo passa al secondo brano, "When my train pulls in". Cambia l'atmosfera e siamo nel blues, con una chiara e forte virata verso il rock. Il Mississippi è dietro l'angolo, Clark Jr. canta da paura, il riff è convincente pur viaggiando nella tradizione  e gli ultimi tre minuti si va di wha e di assolo che è una bellezza, da non staccare l'orecchio dalle cuffie.

Per non farmi troppe illusioni giro velocemente al brano 3, che di solito scopre gli inganni. La title-track propone un rock notturno vicino all'hip-hop, con suoni moderni e la chitarra molto in secondo piano. Per i miei gusti dovrei abortire da subito il disco, ma c'è qualcosa che mi attrae. Il ragazzo nel viaggiare tra gli stili ha una forte personalità e riesce ad essere credibile; anzi, l'impressione è che finalmente il blues è uscito dalla retorica per darsi un futuro.

A svelare la potenza di Blak and blu ci pensa la quarta traccia, "Bright lights", che pur essendo il brano di maggior appeal radiofonico si presenta come un blues decostruito e dal mood notturno, con il solito stupendo suono di chitarra ed una attitudine apparentemente semplice che nasconde una facilità invidiabile nell'interpretare e nello scrivere. Da qui in poi è tutto un saliscendi tra i generi, come in "Numb" dove l'eco dei White Stripes si mescola al punk blues.

Gary Clark Jr. comunque da sempre l'impressione di snocciolare il suo genere personale, senza specifiche forzature. Nel suo blues/rock c'è si la tradizione, ma ci sono anche le coordinate dell'R&B moderno, dell'elettronica ed anche del buon vecchio soul, in una centrifuga che convince (ed a tratti esalta) perchè è il gusto del chitarrista di Austin a farci da garante.

E dunque il fantasma di Hendrix non lo troverete nel talento chitarristico, che c'è ed è invidiabile in ogni caso. Forse lo rintraccerete nel suono della chitarra, black e senza compromessi. Di certo Hendrix aleggia nel disco più per l'attitudine, perchè la mia idea è che il talento di Seattle avrebbe proseguito la sua carriera giocando con i generi, con la sua immaginazione e purezza a fare da collante.

Mai viaggio aereo fu più divertente. 

Commenti