Da Radiopanesalame a KZUM passando per le lacune radiofoniche italiane


Conoscete, spero, le caratteristiche di Radiopanesalame, la web radio con la quale collaboro conducendo settimanalmente Songbook. Nel caso in cui questa realtà via sia sconosciuta, vi invito ad andare sul sito ufficiale della radio, www.radiopanesalame.it per approfondire.

La bellissima esperienza di Radiopanesalame è il punto di partenza di questo post. In Italia la proposta radiofonica è molto deludente, inutile girarci intorno. Le motivazioni potranno essere le più disparate, dall’esigenza di introiti economici al ruolo predominante delle major musicali, sino ad arrivare ad una omologazione verso il basso. Fatto sta, comunque, che il prodotto finale sa di vecchio, trito e ritrito. Al di sopra della media, molto al di sopra, metterei solo Radio3 che stoicamente manda in onda programmi di elevata qualità quali ad esempio Fahreneit (dedicato ai libri, tutti i giorni e per ben tre ore a partire dalle 15.00) e Sei gradi, in cui è possibile ascoltare scalette musicali che spaziano da una parte all’altra dell’emisfero musicale, con logiche intellettualoidi ma godibili (ascoltare per credere).




Per trovare dunque libertà nel mondo dell’etere radiofonico, nel nostro bel Paese, non restano che le web radio, che hanno dalla loro molti lati positivi: la libertà di non dover rispondere alle logiche commerciali, la volontà di trattare ed approfondire argomenti di nicchia e  la possibilità di costruire palinsesti pionieristici quanto a contenuti e linguaggi.
L’esperienza che sto facendo con Radiopanesalame conferma questa tesi. Il palinsesto settimanale spazia dal Cinema d’autore alla musica ricercata, sino ad arrivare alle trasmissioni tematiche, che permettono all’ascoltatore di farsi una cultura personale o migliorare quella che già hanno in quanto appassionati di quell’argomento specifico.

Questo in grande sintesi quanto accade in Italia. Come sapete però bluespaper ha uno sguardo rivolto verso l’altra parte dell’Oceano, direzione Ovest. Ieri pomeriggio, occupato sulla scrivania di casa per numeroso tempo, ho dedicato il pomeriggio ad ascoltare in streaming questa radio: KZUM 89.3 FM, il cui sito internet, molto bello e curato, potete consultare con facilità a questo URL: www.kzum.org 
Prima differenza: è una radio via etere, non una web radio. Non è una precisazione da poco nel discorso che sto svolgendo. 

Sono le 16.00 di un pomeriggio di Agosto, piovoso nelle Marche mentre a Lilcoln, Nebraska da dove trasmette KZUM la mattinata è soleggiata, ma fresca. Da loro sono le 9.00 ed il palinsesto propone Tree with roots una bella trasmissione dedicata al genere Americana. A seguire, la voce profonda di tal Tom May presenta River City Folk perlopiù dedicata alla musica (quella folk, ovviamente) del Midwest. Tanta musica, poche parole ed un’ora di godimento. 


Rapito dalla programmazione, avendo mille cose da fare e segregato in casa, trasferisco il tablet in cucina, ed alle 20.00 ora italiana parte Louisiana Heart and Soul in cui il genere trattato è solo ed esclusivamente cajun (notare che siamo in Nebraska, a molte di ore di viaggio da New Orleans).
A seguire, e qui il mio disibilio straborda, My Deja Blues, tre ore e dico tre di blues di tutte le epoche, dall’acustico a Gary Moore presentati dalla voce cristallina di Cathy Behrns di cui capto una ottima conoscenza del genere.

A mezzanotte il sottoscritto va a letto, mentre gli abitanti di Lincoln si beccano Radio Gumbo, che viene descritta come un approfondimento della musica del sud degli States, ed a seguire una monografia della durata di un’ora dei Greateful Dead, per chiudere a mezzanotte con Play that funky music white boy che saluta gli ascoltatori con il groove della musica soul e funk.

Suppongo non ci siano tante conclusioni da tirare, il discorso fila con la sola descrizione del palinsesto di KZUM e dimostra invece che in Italia solo attraverso le web radio riusciamo a proporre un prodotto vero ed onesto, a fare cultura ed informazione nel senso più ampio del termine, mentre la motivazione per la quale l’industria discografica statunitense sforna talenti a iosa (anche e soprattutto fuori dal mainstream commerciale) sta nell’educazione musicale che le radio propongono.

Ed ora scusate, ma KZUM mi aspetta!

Commenti

  1. Ascolterò senz'altro...ma vuoi mettere Americana condotta da Danny rock ? :))

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  2. Danny Rock è il mio zenit musicale, senza di lui sarei talmente aggiornato da considerare "Harvest" un disco recente :-)

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