Will Hoge è un mio pallino. Il cantante di Franklin,
Tennessee ha due doti che sono fondamentali nel mio giudizio su un artista: il
timbro sempre accattivante, con venature di blues mai nascoste ed il saper
scrivere canzoni in perfetto bilico tra rock americano, roots e
rock/pop/country.
La sua discografia, almeno fino ad oggi, è stata un
crescendo di consapevolezza. Il vero esordio nel mondo discografico, quel Blackbird
on a lonely wire datato 2003, era intriso di rock sino alle vene, forse
mascherando i veri riferimenti musicali di Hoge, ma di certo pestando il piede
sull’accelleratore del rock americano. Poi, piano piano, ha iniziato ad entrare
nel mood della musica sudista, tra chitarre acustiche, lap steel ed organo
Hammond in bella vista. Con The wreckage
del 2009 conosce anche il successo radiofonico, con la bella “Even
if it breaks your heart”, tanto ruffiana quanto convincente.
Ed ora è il momento di Small town dreams,
probabilmente l’album più focalizzato del cantante del Tennessee. A costo di
essere considerato radio-friendly o meno ruvido dei suoi dischi precedenti, il
Will Hoge del 2015 è un artista consapevole dei suoi gusti e pianamente
assorbito dal country/pop-rock della sua proposta. E lo fa divinamente bene.
I “sogni da piccola città” sono quelli con i quali Hoge è
cresciuto a Franklin, che altro non è che un sobborgo della grande Nashville,
ed il fil rouge dell’album è coerente nel narrare piccole storie di periferia,
vite talmente comuni da risultare invisibili, problemi della vita di tutti i
giorni.
Dal punto di vista del suono il disco è una bomba di
perfezione, frutto del lavoro di produzione di Marshall Altman, uno che sta
rivitalizzando in suono di Nashville riportandolo nelle radio ma senza perdere
la propria storia.
“Middle of America”, la canzone centrale del disco, cresce
di pathos con chitarre acustiche che disegnano lo spazio intorno con un suono
live meraviglioso, mentre l’iniziale “Growing up around here” graffia nello
stile del rock di Nashville, mai sopra le righe.
Oltre ogni discorso tecnico od approfondimento, la vera
forza dell’album sta nella convinzione con la quale Will Hoge narra le sue
storie, perfettamente inserito nel genere.
Un album bello, convincente e con un suono perfetto. Ogni
tanto ci vuole.
Commenti
Posta un commento