Agosto, da sempre, si scrive Blind Melon


Concordo pienamente con coloro che affermano che ci sono degli ascolti musicali più estivi rispetto ad altri. Sarà per la freschezza del suono o per la nostra propensione, in un periodo più dedicato a ferie, amici, feste e comunque contrassegnato dal sole, a cercare nuovi orizzonti, ma è indubbio che ci sono dischi che se assaporati nell’aria soffusa di una sera di Agosto danno il loro meglio.

Puntualmente da quando ero poco più che maggiorenne (più di 15 anni fa ormai), una band incontra i miei pensieri estivi. Parlo, sempre con grande emozione quando cito questo nome, dei Blind Melon. Perché dare un connotato stagionale al lavoro che nella prima metà degli anni ’90 fecero questi cinque ragazzi americani? In effetti nelle loro canzoni non c’è un richiamo esplicito all’estate, tantomeno sono brani da chitarra e comitiva in spiaggia. Niente di tutto questo. I Blind Melon sono (erano) un concetto di freschezza, una brezza corroborante in quel ben determinato lustro musicale. Eppure mi rendo conto che sono passati nel dimenticatoio, troppo in fretta ed immeritatamente.

Passo indietro doveroso. Axl Rose, si proprio lui, il cantante dei Guns’n’Roses, coltiva dall’infanzia un’amicizia nata nel suo paese natìo, Lafaiette in Indiana. L’amico in questione risponde al nome di Shannon Hoon, ha una voce che raggiunge vette altissime ed è sempre in bilico tra accordo e disaccordo. Se per caso vi ricordate i cori che accompagnavano la ballatona “Don’t cry”, beh quella era l’ugola di Shannon Hoon. Dall’altra parte degli Stati Uniti, precisamente a Columbus nel Mississippi, quattro musicisti di belle speranze sono alla ricerca di un cantante. All'incontro tra loro e Shannon di certo Axl non deve essere stato estraneo, ma in poco tempo i cinque scrivono una dozzina di canzoni, mandano i demo in giro per il paese e trovano una major disposta a metterli sotto contratto. Ricordo che si era all'inizio dei Novanta, che Nevermind aveva reso l'undergound roba da classifica e che Ten dei Pearl Jam faceva diventare un disco di grunge un classicone per il resto dei decenni a venire. Probabilmente chi mise sotto contratto i Blind Melon non comprese appieno che con la scena di Seattle loro non ci entravano assolutamente niente, ma evidentemente bastava presentarsi con due chitarristi talentuosi, capelli lunghi e look trasandato per entrare in una categoria e non uscirne più.
No, i Blind Melon non erano grunge. Quando il 14 Settembre del 1992 esce il loro disco di esordio omonimo si capisce con più chiarezza che, nonostante fosse stato registrato a Seattle con Rick Parashar, loro dei Soundgarden o degli Alice in Chains non avevano nulla. E' invece un intreccio sonoro da jam band quello che propongono, una salsa rock dentro la quale c'è un pizzico di funky, rock-blues, zampate melodiche, chitarre pulite pulite che si doppiano, si distanziano, si riavvicinano, fanno assoli con echi degli anni '60. E poi c'è lui, Shannon Hoon e la sua voce, una espressività al limite del possibile. Canta Shannon, si sente che è un incrocio di felicità e tribolazione, su accordi pieni e di maggiore (appunto, che c'entra il grunge?) intreccia storie di perdenti, di ansie, di problemi, di droga (che causerà poi la sua morte), il tutto con una leggerezza inspiegabile, contagiosa. 
Al mondo si sveleranno con il singolo più hippie degli ultimi 30 anni di rock, "No rain", con un colorato video fatto di vestiti sgargianti, capelli lunghi, chitarre acustiche, prato verdissimo e cielo azzurrissimo. Ed ecco la prima pietra scintillante da ascoltare in agosto, un capolavoro acustico la cui melodia crea dipendenza.
Il disco è una alternanza di ritmo, libertà e momenti più tenui e delicati, come "Sleepyhouse", il soprannome dato all'abitazione in South Carolina nella quale si ritrovavano per scrivere le canzoni.
"No time frame, for what I need to do today
Here at the yellow house. I think I'm gonna play
With some free livin' lads down the street aways away
As I feel the moon rise
The time that all feels is the right time
Here in our sleepy house
As I wipe eye bugs away, the candle flickers at me to say
And in my head I sometimes pray"
Il debuto ebbe un successo contagioso, naturalmente trainato da una hit quale "No rain" e li portò in giro per gli Stati Uniti all'interno del Lollapalooza, anche il questo caso condividendo il palco con band estramente diverse dal loro background. 
Il secondo disco del gruppo, Soup, rappresenta la sublimazione dell'esordio ed al contempo lo rinnega. Intanto, al di fuori di qualsiasi schema, squadra vincente si cambia, ed alla produzione scelgono Andy Wallace, primo indizio di un cambio di registro. Il secondo indizio, ben più schiacciante, è la scelta dei King Studios di New Orleans, che di fatto svela le carte sulla reale natura dei Blind Melon, una band fortemente ancorata nella tradizione degli Stati Uniti, i cui riferimenti primi sono i Grateful Dead e gli Allman Brothers. 
Soup si apre e si chiude con una marcetta suonata dalla banda di New Orleans, un chiaro riferimento al Mardi Gras ed un richiamo esplicito alle intenzioni della band, intenta a lasciare ogni schema. Così Hoon diventa il protagonista assoluto del disco, ripescando ricordi del primo amore adolescenziale (la geniale "Galaxie"), affrontando i fantasmi della sua dipendenza ("2x4", terribile racconto di una dose in vena), giocando come al solito con le nostre emozioni come sulle montagne russe ("Toes across the floor", sul senso di giustizia universale che diventa riflessione morale. Enorme). Più che nell'esordio, Shannon sembra far piangere la propria anima in ogni canzone, eppure non trasmette tristezza, anzi, lascia un retrogusto di potenza e vitalità che lascia stupiti. In "St. Andrew's Fall" superano ogni limite emotivo, stendendo un velo sonoro delicato per descrivere la passeggiata di Shannon nel verde lussureggiante di un parco, per poi crescere drammaticamente in un finale teso, in cui Hoon proclama che si arrenderà solamente "quando ti vedrò mano nella mano nella mano con un uomo dalle tre braccia". Può esistere? No, ed infatti non si arrenderà mai. Altro pezzo da Agosto. 
E poi ancora "New life", nella quale descrive i momenti che portano alla nascita della sua primogenita 
"'Cause now she's telling me she'll have my baby
And a father figure I am to be
When I'm looking into the eyes of our own baby
Will it bring new life into me?"

E' tutto sbilenco, sembra quasi tutto cadere, ed invece proprio sull'orlo del baratro Soup diventa una pietra miliare, grezza ed imperfetta, piena di sperimentazioni che avrebbero dovuto portare chissà dove. Avrebbero, perchè la storia dei Blind Melon, di fatto,  finisce pochi mesi dopo l'uscita del disco, esattamente il 21 Ottobre 1995, sempre a New Orleans (ironia della sorte) nel bel mezzo del tour promozionale per il disco, per colpa di quella droga contro la cui dipendenza da anni combatteva.

Tutto ciò che succede dopo è commuovente ed allo stesso tempo di buon profilo artistico, perchè l'eco di un artista così grande difficilmente si spegne. Un anno dopo la sua morte i quattro Blind Melon rimasti danno alle stampe Nico, un disco intitolato alla figlia di Shannon Hoon ed i cui ricavati sono stati devoluti a lei ed alla mamma per la sua crescita. In questo album ci sono talmente tante canzoni stupende, delle quali la maggioranza acustiche, da far impallidire discografie più famose. Su tutte,  "Soul One", una ballad chitarra e voce registrata in una session improvvisata a Mammoth Mountain, dove Shannon soleva ritirarsi per scrivere i nuovi brani.

"Inside, pain in my heart often made her cry
Outside, I cursed the birds and the sugar sky
How long take to realize she's the one
How long until I find my lost and lonely soul one

She was my soul one
She felt like the only one
She was the sun, the sky blue eyes
She was my soul one"


Tanti sarebbero i brani da menzionare e sembra impossibile che siano stati scartati per i due precedenti dischi: una versione psichedelica e rallentata di "No rain", la bellissima cover di "The pusher" (altro titolo fin troppo eloquente) degli Steppenwolf, ma più di tutte "Life ain't so shitty", una piccola melodia chitarra e voce registrata da Shannon nella segreteria telefonica del chitarrista, della durata di 1minuto e 50 secondi, che diventa il suo vero testamento


"Life ain't so shitty
There's a lot that you can be
And ain't it a pity
But its alright to smile back at me
And if we both go there
We can count on problems that we might not necessarily
Come in contact with,
Hey wake up, do you know where I'm coming from"


Nell'ultimo capitolo di questa storia ovviamente Shannon non c'è, anche se la sua anima aleggia in tutte le note di For my friends, dato alle stampe nel 2008 dopo aver assoldato alla voce tale Travis Warren, di indubbie doti vocali ma soprattutto attento a riprodurre la voce di colui che lo ha preceduto. Sembrerebbe una mera operazione commerciale, ma il titolo del disco e l'aria che si respira sono un chiaro messaggio spedito ai fan: l'abbiamo fatto per voi, per lenire le ferite di una assenza ingombrante. Ed a ben vedere, For my friends è anche un ottimo disco, in cui certe idee sui suoni e sulla forma canzone vengono portate avanti, facendo emergere a chiare lettere un amore sino a quel momento ben celato per i Beatles e per un brit sound ormai evidente.
Come da copione, Warren lascia il gruppo alla fine delle registrazioni, schiacciato dal ruolo di vice-Hoon e forse anche dalla richiesta dei quattro Blind Melon di imitarne il più possibile il timbro e l'interpretazione.

Ancora oggi, se navigate tra i diversi siti dedicati ai Blind Melon, troverete degli annunci dei quattro superstiti in cui cercano un cantante, a dimostrazione della grande volontà, nonostante tutto, di continuare, non avendo però compreso che l'eredità di Shannon resterà senza alcun seguito.

Per quanto mi riguarda, anche senza la mia volontà, mi ritroverò ad Agosto ad ascoltare questi dischi con una vena di nostalgia ma anche di gioia, magari accanto ad un prato ed una cascata di acqua.

Commenti

  1. E' incredibile Ale...
    proprio 2 settimane fa ho ritirato fuori dalla collezione il disco dei Blind Melon e giorno dopo giorno No Rain è diventata veicolo imprescindibile per evadere anche solo 3 minuti dalla quotidianità di tutti i giorni.
    un grande e caloroso saluto....Shannon :D
    ciao Ale ^_^

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    1. ps. Sono Daniele (alias DAXweb) ^_^ il tuo vecchio e sempre fedele compagno di schitarrate

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  2. Daniele! che piacere sentirti! che fai di bello? che combini?

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  3. Alla grandissima Ale...sempre avvolto dalla musica...senza non riuscirei proprio a vivere.

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