Toni Morrison. Jazz.

Toni Morrison al grande pubblico letterario, quello dei bestseller, è pressochè sconosciuta. Certamente il tratto più saliente della sua biografia è il premio Nobel del quale è stata insignita nel 1993, esattamente un anno dopo aver dato alle stampe Jazz. 

Il titolo potrebbe far pensare ad un saggio sulla musica dei neri afro-americani. Non mi sento di dire che in realtà non sia così.

Iniziamo dai tratti salienti. Jazz è un romanzo di difficile catalogazione. Potrebbe benissimo essere un noir, con la storia torbida di un omicidio da parte di un uomo che ha oltrepassato la cinquantina, che toglie in maniera brutale la vita alla sua giovane amante. A tratti è un giallo (perchè l'ha uccisa?). Per gran parte delle 240 pagine da l'impressione di essere un romanzo psicologico: si può vivere con un marito fedifrago ed assassino pur continuando ad amarlo?

In realtà, in un bellissimo inglese che richiede al lettore molta calma nel leggere ogni riga nella sua profondità, è il jazz a farla da padrone. Il suo incedere senza regole, il suo ballare sopra le crudeltà della vita, il suo vivere nelle pieghe della disperazione è l'unica chiave di lettura possibile per entrare a contatto con la sensibilità della Morrison, sublime nel raccontare una storia che in realtà una storia non è.
Così come il jazz, che ha talmente tante regole da non averne alcuna.

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